14 giugno 2023

The Churchhill Garden - Metamorphosis ALBUM REVIEW


Sotto molti punti di vista, musicisti come Andy Jossi sono davvero un patrimonio inestimabile. Fin da quando era un ragazzino Andy si è innamorato delle chitarre dei Cure, delle atmosfere post punk, delle dilatazioni di zucchero dello shoegaze e del primo dream pop, e ha cominciato a scrivere e suonare le sue cose mettendo insieme la passione per i suoi artisti preferiti e la tipica tenacia di chi si chiude in camera a smanettare con le pedaliere e non esce finché non trova l'effetto che aveva in testa. In pratica il musicista svizzero ha cominciato in perfetta solitudine, chiedendo a qualche amico scovato in rete di prestare la voce alle sue composizioni: è nato così il progetto Churchhill Garden, più di un decennio fa, ai tempi di myspace per intenderci.

Un po' alla volta le canzoni di Jossi hanno cominciato a circolare nel sottobosco degli appassionati di dream pop, e tra questi ultimi c'era anche l'americana Krissy Vanderwoude (cantante anima dei Whimsical), che di lì a poco da fan è diventata la cantante ufficiale di Churchhill Garden, iniziando una lunga collaborazione a distanza. 

Di Churchhill Graden abbiamo sempre aspettato nuovi singoli, che arrivavano puntuali e puntualmente non deludevano. Tuttavia un album - stesso discorso vale per l'altro progetto di Andy, The Blue Herons - non è stato mai pubblicato, fatta eccezione per una collezione, Heart & Soul, che metteva in fila le vecchie produzioni fino al 2019. 

E in verità anche questo Metamorphois, che esce anche in una versione fisica di raffinatissima bellezza, non è un album, ma un'altra collezione che contiene sette pezzi già editi ma che hanno subito una meticolosa rimasterizzazione (ecco la metamorfosi) e appaiono ora in una forma piena e scintillante.

Il dream pop di Andy e Krissy è - possiamo dire così - esso stesso la definizione da manuale del genere: canzoni distese e dalla forma circolare, voce femminile che si compenetra con lo sfondo sonoro, melodie di avvolgente dolcezza, ritmi decisi e quadrati, e soprattutto una selva intricata e lussureggiante di chitarre che sovrappongono fragore e carillons, elettricità statica e jingle jangle infiniti. 

I sette pezzi scelti per Metamorphosis rappresentano al meglio quello che Jossi fa da sempre: scrivere canzoni che ibridano le Lush, i Cure di Disintegration, i Cocteau Twins, gli Slowdive di Souvlaki (e la lista potrebbe continuare) con un tocco programmaticamente catchy ed una cura produttiva dei dettagli che traspare veramente da ogni suono. 

Tre pezzi più brevi all'inizio. Aprono Reality e Grounded, la prima con un retrogusto di primissimi Cranberries, la seconda più aggressiva nella sua linearità post punk. Segue Always There, che rappresenta in modo cristallino la via al pop dei Churchhill Garden e fonde alla perfezione i modelli che dicevamo: un paesaggio che sembra uscito dal pennello sonoro di Robert Smith, ma incentrato su una melodia di sognante gentilezza e su stilemi apertamente shoegaze, che vanno a costruire un crescendo di studiata emotività. 

Quattro brani più lunghi e dilatati nella seconda parte della raccolta, dove prende forma in pieno l'idea di dream pop di Andy e Krissy: la morbidezza eterea di Birds con il suo florilegio di cori e chitarre scampanellanti, l'orchestrazione magica e complessa di Fade Away e quella languidamente malinconica di Lonely con la sua coda cosmica. E infine i quasi otto minuti di Rearview Mirror, che per ambizione architettonica e immediatezza melodica è sino ad ora la cosa migliore uscita dalle mani di Churchhill Garden: un flusso di marea stellare che sale, travolge, scende e ritorna in un finale che è un'esplosione di elettricità e bellezza. 

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