Cominciamo subito con una provocazione: potrebbero essere i Kindsight gli Alvvays europei?
25 aprile 2024
Kindsight - No Shame No Fame ALBUM REVIEW
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19 aprile 2024
The Reds Pinks & Purples - Unwishing Well ALBUM REVIEW
In verità Glenn sembra stare piuttosto bene, ed eccoci infatti davanti al suo sesto album ufficiale (gli ep non li contiamo da un pezzo), con la sua immancabile coloratissima copertina che ritrae l'ennesima scena urbana floreale della sua amatissima San Francisco.
L'abbiamo detto più volte: ascoltare un album dei Reds Pinks & Purples è un po' come andare a trovare un amico che abita lontano ma che, ogni volta, ci sembra di avere salutato giusto il giorno prima. Lo stile della creatura musicale di Donaldson (lui al centro, la band intorno) è a suo modo monolitica, pur avendo il Nostro fatto qualche piccola sperimentazione (solo strumentali, più o meno elettricità, più o meno produzione...) nella sua torrenziale carriera.
Unwishing Well non smuove particolarmente la palette espressiva di Glenn, ed è esattamente il motivo per il quale ci sembra sempre davvero un vecchio carissimo amico a cui non possiamo che volere bene.
La tematica prevalente del disco - oltre a quella consueta poetica della quotidianità "normale" e straordinaria tipica dei Reds - stavolta ci sembra vertere sulla musica come mestiere, e se in passato Glenn aveva scritto una canzone che si intitolava Break Up The Band, qui ce n'è una che si chiama How To Love A Band, che ci sembra testimoniare un umore generale più sereno del solito.
Si succedono in effetti una serie di pezzi dove le coordinate sono quelle di sempre - la stratificazione delle chitarre, jangly, acustiche e spesso sfrigolanti, la voce piana e amabilmente narrativa - e si alternano momenti più vivaci e sornioni (la iniziale What's Goimg On With Ordinary People, quella delizia pop che è Public Art), altri dove veniamo letteralmente immersi in un morbido stream of consciousness di stampo quasi dream pop (Faith In Daydreaming Youth), altri ancora dove le due cose si fondono alla perfezione (Your Worst Song Is Your Gretest Hit), con in più una ballatona strappalacrime come Dead Stars In Your Eyes che sembra stare lì in mezzo a ricordarci, se ce ne fosse bisogno, di quanto sia bravo Donaldson a scrivere canzoni emozionanti.
18 aprile 2024
Agent Blå - Stab! ALBUM REVIEW
14 aprile 2024
Broken Dreams Club - Why Would Something Good Happen EP REVIEW
E visto che parliamo di liste, ecco i motivi per cui Broken Dreams Club è attualmente uno dei miei progetti musicali preferiti: Amy Bevan, la titolare della band, è precisamente una di quelle ragazze con la chitarra che regolarmente mi fa impazzire; il nome della band è un omaggio a una canzone dei Girls, che sono stati una band eccezionale ma tutti ce li dimentichiamo sempre, brava Amy che ce li ricordi!; tutto quello che BDC hanno prodotto dal 2020 a oggi è un po' una versione da cameretta dei Beths (quella stessa ironia, quella stessa energia, ma tutto in una dimensione twee vagamente cantautorale ma non del tutto, e soprattutto molto molto immediata), il che già di per sé ha qualcosa di adorabile a prescindere; la copertina di Why Would Something Good Happen è così teneramente bella che vi porterebbe a comprare il disco senza nemmeno ascoltarlo...
E poi ci sono i quattro pezzi dell'ep, che possiedono una commovente, a suo modo timida ma devastante forza comunicativa. Ti conquistano subito con questi titoli folli come Jimmy Eat World Told Me I Was In the Middle, e poi ti trascinano con la loro intelligentissima semplicità, perché Amy sa come si scrivono le canzoni. You Can't Delete Me, diciamocelo chiaro, è un piccolo inno che - vi assicuro - non vi volete perdere per nulla al mondo e finirete a canticchiare in modo ossessivo. Douchebag è un saggio di quel pop elettrico alla Girlhouse, con le chitarre che sfrigolano ma che si può pure ballare, che vorremmo sentire di più in giro. E Being Human è semplicemente una canzone da ascoltare - musica e liriche, potentissime, corali, umanistiche, appunto! - ad occhi chiusi, e ridere o piangere o tutte e due le cose insieme.
10 aprile 2024
Coming Up Roses - Coming Up Roses EP REVIEW
I quattro episodi in effetti mostrano in modo evidente tutto quello che i CUR sanno dipingere: gli ampi e super catchy orizzonti dream pop di Don't Let It Break Your Heart e Back The Way We Came, le suggestioni quasi shoegazer di Why (suggestioni, perché il bersaglio è sempre totalmente melodico), la delicatezza acustica di Silence.
E' evidente, nella musica dei Coming Up Roses una certa consapevolezza nei propri mezzi - le doti vocali sapientemente esibite da Emily, la tessitura poderosa e misuratissima delle chitarre, la scrittura che punta immancabilmente a creare uno spannung emozionale in ogni pezzo - ma questo non è certo un difetto ed è altrettanto oggettivo che l'esordio della nuova versione della band è una piccola ma potente prova di bravura e ambizione.
05 aprile 2024
Chastity Belt - Live Laugh Love ALBUM REVIEW
Il risultato è direttamente proporzionale all'impegno che le ragazze hanno dedicato al loro nuovo album: non c'è dubbio che Live Laugh Love sia il migliore fra i cinque che hanno pubblicato sinora. Il migliore per diversi motivi. Innanzitutto negli undici episodi del disco troviamo davvero un distillato perfetto dello stile Chastity Belt, che sembra avere trovato una quadratura quasi miracolosa. A differenza degli album precedenti - che erano tutti ottimi, intendiamoci - qui non c'è un solo istante di debolezza: i pezzi crescono uno sull'altro con un misto di forza, immediatezza ed equilibrio, in una infilata di densa bellezza.
L'atmosfera di intensa e imbronciata introversione che da sempre caratterizza lo stile del gruppo è sempre ben radicato nel respiro profondo di ogni canzone, ma c'è davvero oggi un desiderio di dare ossigeno melodico ad ogni pezzo (ogni pezzo, sì), che trova sempre un suo crescendo catartico che finalmente possiamo osare di definire come catchy.
C'è, come sempre, un gran lavoro nel suono delle chitarre, e la voce della Shapiro ha ancora quel fascino algido che conosciamo e amiamo, ma mai come oggi tutto sembra funzionare come una macchina perfettamente oliata (prendiamo come esempio l'architettura ambiziosa e al contempo immediata, buia e baluginante al tempo stesso di Chemtrails), tanto che a tratti sembra di sentire un obliquo e ammaliante ibrido di Death Cab For Cutie e Fear Of Men.
01 aprile 2024
Boy With Apple - Attachment ALBUM REVIEW
Non c'è bisogno di dire quanto indie pop abbia prodotto la Svezia nelle ultime decadi (ne parlavo di recente qui, a proposito della retrospettiva che ho dedicato ai Sabassadeur), quindi è quasi normale che le nuove band da quelle parti crescano sulle spalle di quelle precedenti, animando una scena che non ha mai smesso di produrre cose belle.
Per quanto riguarda i Boy With Apple, che vengono da Göteborg, le ramificazioni stilistiche della loro musica sembrano voler toccare davvero tutto quello che sta prima e intorno, dai concittadini Agent Blå e Makthaverskan, fino a Westkust, Hater, Holy Now, No Suite In Miami, e così via. Tanto che, a sentire bene il loro ambizioso e poderoso album di debutto Attachment, viene da immaginare davvero una sorta di favolosa "all star" del dream pop scandinavo.
GBG Hills (la sigla sta per Göteborg), il pezzo sognante, malinconico e catartico che apre il disco, è già di per sé uno straordinario grimaldello melodico che fa senz'altro saltare sulla sedia chiunque non abbia mai sentito nominare prima i Boy With Apple, ed è un ottimo riassunto di quello che Tim, Saga, Zara e Valle sanno e vogliono fare: un dream pop di elegante densità, etereo nel tocco ma solidissimo nella materia sonora, che prende i Cocteau Twins e li spedisce direttamente nel 2024, che pulsa di energia nell'intreccio di synth (tanti), chitarre jangly e riverberanti, ritmiche sintetiche spesso torrenziali e una vocalità condivisa fra le due ragazze del gruppo di diafana delicatezza.
I quattro svedesi hanno lavorato a lungo per il loro debutto, ed è evidente in tanti episodi dell'album il loro tentativo (perfettamente riuscito, diciamolo subito) di sovrapporre come layers complementari i loro modelli: ad esempio le chitarre liquide dei My Bloody Valentine in Valentine (poteva chiamarsi diversamente il pezzo?), il dinamismo zuccheroso delle Lush nella spettacolare e suggestiva Linger On, ma soprattutto l'allure elettronica/shoegazer dei Wolf Alice in Lily, Strawberry Boy e Rosemary's Baby.
Quello che fa più impressione nella successione dei tredici episodi di Attachment è però la mancanza di un momento debole: non c'è veramente un pezzo che non abbia il suo perfetto equilibrio fra atmosfericità e immediatezza, con in evidenza dei banger potenziali di inaspettata e trascinante leggerezza come Good For You e Green Eyes che persino ai blasonati Bleach Lab potrebbero fare comodo. E sta probabilmente qui - al di là del gioco dei rimandi e delle somiglianze - il marchio assolutamente personale dei Boy With Apple: nella loro capacità (molto svedese) di essere pop muovendosi con destrezza dentro gli stilemi del genere, utilizzandoli anzi con una coloritura che è tutta loro e con una eccezionale forza comunicativa (vivisezionate i tre minuti e trenta di My Girl e guardate quante cose ci sono dentro, e soprattutto quanti secondi ci mette a incollarvisi addosso).
Sono quindi i Boy With Apple la next big thing scandinava che attendevamo da un po'? Se volete la mia sincera impressione, direi che probabilmente lo sono. Perché sono terribilmente talentuosi, tecnicamente preparatissimi, assolutamente contemporanei nel suono e nell'approccio, coerenti e riconoscibili nella loro proposta ma anche abbastanza eclettici da aggiornarla e spingerla avanti.