Non c'è bisogno di dire quanto indie pop abbia prodotto la Svezia nelle ultime decadi (ne parlavo di recente qui, a proposito della retrospettiva che ho dedicato ai Sabassadeur), quindi è quasi normale che le nuove band da quelle parti crescano sulle spalle di quelle precedenti, animando una scena che non ha mai smesso di produrre cose belle.
Per quanto riguarda i Boy With Apple, che vengono da Göteborg, le ramificazioni stilistiche della loro musica sembrano voler toccare davvero tutto quello che sta prima e intorno, dai concittadini Agent Blå e Makthaverskan, fino a Westkust, Hater, Holy Now, No Suite In Miami, e così via. Tanto che, a sentire bene il loro ambizioso e poderoso album di debutto Attachment, viene da immaginare davvero una sorta di favolosa "all star" del dream pop scandinavo.
GBG Hills (la sigla sta per Göteborg), il pezzo sognante, malinconico e catartico che apre il disco, è già di per sé uno straordinario grimaldello melodico che fa senz'altro saltare sulla sedia chiunque non abbia mai sentito nominare prima i Boy With Apple, ed è un ottimo riassunto di quello che Tim, Saga, Zara e Valle sanno e vogliono fare: un dream pop di elegante densità, etereo nel tocco ma solidissimo nella materia sonora, che prende i Cocteau Twins e li spedisce direttamente nel 2024, che pulsa di energia nell'intreccio di synth (tanti), chitarre jangly e riverberanti, ritmiche sintetiche spesso torrenziali e una vocalità condivisa fra le due ragazze del gruppo di diafana delicatezza.
I quattro svedesi hanno lavorato a lungo per il loro debutto, ed è evidente in tanti episodi dell'album il loro tentativo (perfettamente riuscito, diciamolo subito) di sovrapporre come layers complementari i loro modelli: ad esempio le chitarre liquide dei My Bloody Valentine in Valentine (poteva chiamarsi diversamente il pezzo?), il dinamismo zuccheroso delle Lush nella spettacolare e suggestiva Linger On, ma soprattutto l'allure elettronica/shoegazer dei Wolf Alice in Lily, Strawberry Boy e Rosemary's Baby.
Quello che fa più impressione nella successione dei tredici episodi di Attachment è però la mancanza di un momento debole: non c'è veramente un pezzo che non abbia il suo perfetto equilibrio fra atmosfericità e immediatezza, con in evidenza dei banger potenziali di inaspettata e trascinante leggerezza come Good For You e Green Eyes che persino ai blasonati Bleach Lab potrebbero fare comodo. E sta probabilmente qui - al di là del gioco dei rimandi e delle somiglianze - il marchio assolutamente personale dei Boy With Apple: nella loro capacità (molto svedese) di essere pop muovendosi con destrezza dentro gli stilemi del genere, utilizzandoli anzi con una coloritura che è tutta loro e con una eccezionale forza comunicativa (vivisezionate i tre minuti e trenta di My Girl e guardate quante cose ci sono dentro, e soprattutto quanti secondi ci mette a incollarvisi addosso).
Sono quindi i Boy With Apple la next big thing scandinava che attendevamo da un po'? Se volete la mia sincera impressione, direi che probabilmente lo sono. Perché sono terribilmente talentuosi, tecnicamente preparatissimi, assolutamente contemporanei nel suono e nell'approccio, coerenti e riconoscibili nella loro proposta ma anche abbastanza eclettici da aggiornarla e spingerla avanti.
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