Ci sono band in giro che sembrano davvero reincarnazioni di gruppi del passato. Alcune lo sono consapevolmente, altre probabilmente no. Molte non hanno gran che di nuovo da dire rispetto al loro modello, altre invece semplicemente si impadroniscono di uno stile e lo fanno rivivere intorno alla propria proposta peculiare.
Nel caso dei californiani The Umbrellas, l'adesione alla lezione dei maestri Heavenly è così piena ed entusiastica da rendere orgogliosi - ne sono certo - persino Amelia Fletcher e Rom Pursey.
Un'adesione che fa muovere ogni canzone della band di San Francisco dal canone indie pop del mitico gruppo inglese dei primi '90 - le melodie floreali e inevitabilmente catchy, le chitarre frizzanti e scampanellanti, le ritmiche uptempo, la compenetrazione fra folk e punk, l'alternarsi e mescolarsi delle voci maschile e femminile, l'estetica twee come modo di essere prima ancora che di suonare, la nostalgia un po' naia per il bubblegum pop dei sixties, lo spirito integralmente artigianale della produzione - con una vitalità debordante e luminosa che è veramente una benedizione e che a ben vedere finisce addirittura per superare i maestri.
Fairweather Friend presenta senza soluzione di continuità un'infilata micidiale di pezzi leggeri, intelligenti, canticchiabili, pieni di piccole sorprese, sinceramente travolgenti, in grado di essere delicati e insieme sferzanti allo stesso momento. Rispetto alla durata classica di due minuti e trenta dei gruppi dell'era Sarah Records, che sono evidentemente nel mirino degli Umbrellas da sempre, la band di Matt Ferrara con questo secondo album sembra voler superare le cose degli esordi (The Umbrellas è del 2021) confezionando le sue perfect pop songs con l'ambizione più definita di usare una palette espressiva più ampia che crei in definitiva un percorso variegato, un po' sulla scia di gruppi affini del recente passato come Allo Darlin e Camera Obscura o del presente come i Say Sue Me.
Prendiamo ad esempio l'architettura decisamente complessa di una Say What You Mean, che sviluppa una narrazione ampia di stampo decisamente cantautorale infilandola con un'abilità pazzesca nei confini dello stile dolcemente arrembante della band. La stessa dimensione che ritroviamo poi nella splendida acustica Blue. Oppure prendiamo i cambi di ritmo dell'iniziale Three Cheers!.
Ma alla fine dove la band di San Francisco riesce davvero ad essere incredibilmente efficace è nei pezzi trascinati dalle chitarre jangly e dalla variopinta coloritura delle armonie vocali: When You Find Out, con la sua sfrontata propulsione pop, è l'esempio migliore, ma anche la conclusiva P.M., che è una Boys Don't Cry in salsa twee / power pop.
Per The Umbrellas questo Fairweather Friend è senza dubbio l'album della consacrazione nell'Olimpo dell'indie pop di oggi: un disco maturo, spumeggiante, coinvolgente, filologicamente retrò ma senza averne l'aria.