30 gennaio 2022

SINGOLI: Nah..., The Reds Pinks & Purples, The Photocopies, Basement Revolver, Bryde, No Suits In Miami, Salt Lake Alley, Films On Song, Coming Up Roses

Nella selezione di questo mese apriamo con una delizia pop profumata di Belle & Sebastian: sono i Nah... di Estella Rosa e Sebastian Voss.

Immancabile ormai l'appuntamento con il re del jangle pop Glenn Donaldson e i suoi Reds Pinks & Purples

Un po' di post punk in stile C86 con The Photocopies, una band del Michigan da tenere d'occhio. 

Circles è la nuova scenografica canzone dei dreampopper canadesi Basement Revolver

Sul versante cantautorato femminile, mi sono innamorato del nuovo pezzo di Sarah Howells, in arte Bryde

Si rifanno vivi anche gli svedesi No Suits In Miami, con il loro guitar pop di dinamica leggerezza jangly.

E svedesi sono anche i Salt Lake Alley che con Now I've Realized ci regalano un altro saggio luminoso di quello che loro stessi chiamano "indie pop ortodosso". 

Non conoscevo i virginiani Films On Song: Over The Sink è un singolo di grande eleganza guitar pop. 

La scoperta del mese sono senz'altro i Coming Up Roses, che vengono da Singapore e - tra le proposte di questo mese - sono quella più sfrontatamente pop: Glass Stained Eyes è un pezzo di una purezza dreamy così ingenuamente deliziosa da sfiorare la perfezione (ascoltate la versione da 5 minuti). Ma se spulciate nella loro produzione precedente troverete vere perle. 








25 gennaio 2022

Lavender Blush - You Are My Moonlight ALBUM REVIEW

La storia dietro questo secondo album dei Lavender Blush (del primo ne abbiamo parlato volentieri qui) è senz'altro simile a quanto hanno vissuto tante band negli ultimi due anni. Se The Garden Of Inescapable Pleasure era il frutto di un lungo e condiviso lavoro di studio, You Are My Moonlight è forzosamente figlio della penna e del lavoro da multistrumentista di Ryan Lescure, che qui ha scritto e suonato tutto da solo, salvo poi aggiungere qualche prezioso apporto dei compagni in un secondo tempo. 

Un album, quindi, che è davvero in tutti i sensi figlio dell'esperienza del lockdown e che sembra - se confrontato con il primo - decisamente più denso e notturno. Come forse è giusto che sia.

I californiani Lavender Blush sono senz'altro una di quelle band che tiene vivo il verbo degli Slowdive e di tutto quello shoegaze che vira volentieri verso la leggerezza eterea del dream pop. Il punto di partenza nel nuovo disco sembra in effetti il medesimo (e un pezzo come Seacliff, con il suo orizzonte Cocteau Twins, lo testimonia), però negli altri episodi Lescure aumenta i giri elettrici a volte inseguendo la ruvida perfezione dei Jesus & Mary Chain (The Spark), e quasi sempre alzando muri di chitarre che in alcuni punti indugiano al rumore bianco. 

Per ogni appassionato del genere confermiamo la bontà della band di San Francisco - che senz'altro sa maneggiare riverberi e melodie con abilità - tuttavia, ma è un parere assolutamente personale, qui manca parzialmente la scintillante brillantezza degli esordi. 

21 gennaio 2022

The Bunbury - Alius Malicious EP REVIEW

Ogni volta che mi capita tra le mani una band che viene dall'estremo oriente, ho sempre l'impressione di vedere solo la minuscola vetta di un poderoso iceberg indie pop, visto che è noto che da quelle parti il nostro genere preferito è da sempre molto frequentato, anche se da qui ci accorgiamo solo di quello che pubblica qualche etichetta coraggiosa. 

The Bunbury, per esempio, è una band proveniente da Yogyakarta, nell'isola di Giava, in Indonesia e già da un paio d'anni produce con grande personalità un post punk che ti aspetteresti da un gruppo di una periferia inglese o della Brooklyn dei Pains Of Beeing Pure At Heart, e non da uno che vive nella patria del batik. 

Le quattro canzoni di Alius Malicious sembrano altrettante lenti di ingrandimento sulle sfaccettature stilistiche dei ragazzi indonesiani: il floreale ma solido guitar pop uptempo di Hide Me From The Sun, il rasoio melodico un po' alla Placebo di Blue Haze, l'adesione piena al culto di Jesus & Mary Chain di Act Of Treason, le spire decisamente dark della lunghissima Hallelujah

Come spesso accade per le band indie pop asiatiche, un respiro di freschezza a pieni polmoni. 

16 gennaio 2022

Sun June - +3 EP REVIEW

Il 2022 inizia con i magnifici Sun June che decidono di aggiungere tre canzoni nuove al loro album Somewhere uscito all'inizio dell'anno scorso. Canzoni che potete trovare anche raccolte qui, se già avete il disco nella vostra collezione. 

La musica dei texani ormai non ha bisogno di presentazioni: è, semplicemente la loro, quel "regret pop" che sembra sempre di più un tenero abbraccio profumato di una bellezza senza tempo. 

Così è Reminded, dove la voce di Laura Colwell, quando inizia a cantare "I saw the stars wrap around the room, pull me into", già ti sta carezzando l'anima, con quella voce che è un prodigio di morbida commovente dolcezza.

Così è Easy, con la sua capacità di levitare in una malinconica dimensione di eterea leggerezza.

Così è Tom Petty, pura poesia lirica, minuscola e preziosa, intessuta di ricordi che brillano nella luce del crepuscolo. 

06 gennaio 2022

Girlhouse - The Second EP REVIEW

Il secondo EP di girlhouse è stato rilasciato in ottobre, quindi mi scuso in anticipo per il ritardo, ma faccio sempre fatica a stare dietro alle uscite degli artisti che non usano Bandcamp. 

Fatta questa doverosa premessa, veniamo a quello che sembra a tutti gli effetti il lato B di The Girlhouse EP. Di Lauren Luiz e del suo grande talento abbiamo già detto in occasione del suo esordio, quindi saltiamo di netto le presentazioni. 

Insieme alle canzoni del primo EP, i sei pezzi che troviamo qui formano una piena e compiuta identità stilistica che definisce ormai con chiara sicurezza la personalità artistica della musicista californiana d'adozione. Siamo nel territorio di un dream pop che gira sempre attorno a melodie molto immediate ma si costruisce su fondamenta di chitarre sature e synth, una proposta che muove senz'altro da una dimensione cantautorale da cameretta, ma è confezionata per un successo indie che dovrebbe essere dietro l'angolo (e sarebbe più che meritato).

I sei episodi del secondo EP sono forse meno esplosivi di quelli del primo (Happy Now è l'unico singolo super catchy del lotto, ma in definitiva è la densa e inquieta Concussion quello che lascia davvero il segno), però godono di una produzione più levigata e di una varietà maggiore. La scrittura di Lauren Luiz resta ovviamente sempre di qualità altissima e brilla ovunque di una sensibilità fuori dall'ordinario.