Dopo due anni di EP e singoli che hanno fatto venire l'acquolina in bocca agli appassionati, i Kindsight hanno dato finalmente alle stampe il loro album di debutto. Swedish Punk (il titolo ha molto di ironico, ed è di per sé geniale) mette insieme undici canzoni che rifulgono dell'ambizione del gruppo danese di fare un guitar pop raffinato che suoni immediato senza esserlo.
Nina Hyldgaard Rasmussen e Søren Svensson, i due fondatori della band, raccontano di essersi conosciuti grazie al comune amore per la musica degli Sugarcubes. E in effetti, a ben vedere, pur essendo distanti anni luce dalla seminale band di Bjork, i Kindsight ne condividono un cauto afflato sperimentale che insegue tanto le melodie cantabili e luminose quanto i tempi dispari e le soluzioni meno prevedibili (il pezzo che dà il titolo all'album o la mossa, inquieta e fragorosa Hi Life mi sembrano buoni testimoni di questa duplicità, echeggiando l'eleganza obliqua dei Say Sue Me).
Il tratto distintivo delle canzoni della band di Copenhagen sta comunque soprattutto nella loro ampia e ariosa leggerezza, che già dall'iniziale Weekend Thieves si respira a pieni polmoni, appoggiandosi su chitarre jangly, ritmi serenamente midtempo e sulla voce dolce e determinata di Nina (l'omonimia con la Nina Persson dei Cardigans può essere un'altra pista suggestiva per definire lo stile dei Kindsight).
I quattro danesi riescono in definitiva ad essere catchy in modo intelligente e sottile in ognuno degli episodi del disco: nella essenzialità vincente di una Party Time, ma anche e soprattutto nelle architetture più complesse e scenografiche di Sun Is Always In My Eyes, dove il paragone con la nobiltà degli Alvvays viene quasi naturale e per i Kindsight rappresenta davvero una laurea ad honorem, come band destinata a diventare una delle colonne della attuale scena indie pop. In fondo, esattamente come il gruppo di Molly Rankin, quello di Nina Hyldgaard Rasmussen evidenzia passo dopo passo non solo la volontà di alternare atmosfere diverse, mettendo uno dietro l'altro riverberi punk e intimismo, ma anche il desiderio di mostrare le propria capacità tecniche e di scrittura, dove elementi quasi math rock (Trampoline To Me) si sciolgono nella gentilezza in punta di plettro di una Laughing Wood, per poi esplodere nella sfrontata forza di una Don't You Grow Up, che è l'ariete melodico dell'intero album e finire tra le spire di una Queen Of Cowboys che, quanto a struttura e dinamismo, è un piccolo capolavoro piacevolmente inafferrabile.
Non so quanti di voi si ricordino un gruppo pure danese chiamato Northern Portrait: una decina di anni fa produssero qualche ottimo album che metteva insieme Smiths e Ah Ha con una cura dei particolari pazzesca e un gusto melodico splendidamente demodé. Ecco, i Kindsight mi sembra possano prendere idealmente lo scettro lasciato vacante dai loro (ahimè poco conosciuti) connazionali.
Se è vero questo Swedish Punk è arrivato come uno degli album più attesi dell'anno, è altrettanto vero che la band danese è andata addirittura oltre le aspettative, confezionando un disco di vivida e vitale bellezza.