29 ottobre 2021

SINGOLI DEL MESE DI OTTOBRE 2021: Flower Face, Seventeen Years, Slow Pulp, Roller Derby, The Happy Somethings, Humdrum, Cathedral Bells, VEPS, Beach Bunny, Castlebeat, Tiles

Questo mese la nostra personale selezione parte con una delle canzoni più incantevoli dell'anno, Cornflower Blue della canadese Ruby Mackinnon, in arte Flower Face.

Restiamo in Canada con il dream pop lo-fi di Seventeen Years e ci spostiamo giusto un po' a sud nel Wisconsin con gli Slow Pulp e il loro power pop ruvidamente melodico. 

Leggerissimi e deliziosamente retrò, sono i tedeschi Roller Derby, che sfornano un singolo più bello dell'altro ultimamente. La stessa cosa possiamo dire per gli inglesi The Happy Somethings, svagatamente obliqui e floreali.

Il pezzo indie pop "puro" del mese invece è senz'altro lo scintillante (e meravigliosamente jangly) esordio di Humdrum

E' una sicurezza di qualità la darkwave raffinata e notturna di Cathedral Bells

Mai sentite nominare le VEPS? Sono un quartetto tutto femminile di Oslo e sanno decisamente il fatto loro. Le nuove Hinds? 

I Beach Bunny della sempre più esplosiva Lili Trifilio hanno pubblicato un nuovo pezzo nel loro ormai riconoscibilissimo stile.

Un'altra sicurezza: le atmosfere alla Cure dei Castlebeat

Chiudiamo con la luminosa dolcezza dream/jangly degli australiani Tiles











20 ottobre 2021

Bleach Lab - Nothing Feels Real EP REVIEW

Sono passati poco più di sei mesi dall'uscita del precedente A Calm Sense Of Surrounding - che all'epoca ci era piaciuto veramente molto e che già nel titolo descriveva bene lo stile della band - ed ecco che i londinesi Beach Lab hanno già pronto un nuovo EP, che va idealmente pensato come lato B del primo, a formare quindi un album in due puntate.

Nei cinque pezzi di Nothing Feels Real ritroviamo innanzitutto la voce carismatica e sensuale di Jenna Kyle, che appare sempre di più come il perno attorno a cui tutto ruota nel mondo dei Beach Lab.

La produzione di un monumento come Stephen Street già di per sé è un lasciapassare di tutto rispetto, e non è un caso se tutto nel suono della band sia tirato a lucido con un cesello che va maniacalmente alla ricerca del flawless. L'effetto - al di là delle canzoni, che sono parimenti belle, efficaci, piacevolmente patinate - fa pensare ad un interessante mix degli ultimi Cardigans (che guarda caso sono passati per le mani di Street) e dei mai abbastanza considerati Sundays. 

16 ottobre 2021

Meyverlin - Daily Events ALBUM REVIEW

Philippe Lavergne e Thierry Haliniak fanno parte di quella meritevole schiera di musicisti che hanno tonnellate di esperienza alle spalle (vi risparmio l'elenco delle band in cui hanno suonato, mi limito a segnalare che Haliniak ha collaborato pure con i nostri adorati Blue Herons) ma sono poi capaci di rimettersi in gioco con nuovi progetti sfoderando uno spirito da ventenni.

Il nuovo progetto in questione è un duo che in realtà è un trio (Gilles Ramey si occupa delle liriche che, tra parentesi, sono davvero splendide) chiamato Meyverlin, che con questo Daily Events riveste il ruolo di band esordiente di lusso, visto e considerato il pedigree dei due artisti francesi.

Le undici canzoni del disco si muovono con aerea eleganza nel coté più jangly e luminoso del dream pop, dove si incrociano memorie del C86 più leggero, dei gruppi della Sarah Records e della Matinée, dei Cure più melodici (il giro di basso e le chitarre dell'entusiasmante singolo Archangel hanno un debito evidente con il signor Smith) con suggestioni di band di oggi che amiamo come i Massage o i Night Flowers. 

Senza soluzione di continuità si succedono pezzi di scintillante levità, dinamici, piacevolissimi, rotondi e gentilmente coinvolgenti, semplici di una semplicità studiata ed intelligentissima, dove ogni linea melodica arriva in fretta al punto e tutto ciò che sta intorno - le trame scampanellanti delle chitarre, le pennellate di synth, le misurate armonie vocali - vibra di una invidiabile freschezza. 

12 ottobre 2021

Apartamentos Acapulco - El Año Del Tigre ALBUM REVIEW

Da quando sono comparsi nel 2015, gli Apartamentos Acapulco hanno dimostrato di essere una delle band più capaci nel mescolare elettricità di marca shoegaze, dream pop intessuto di chitarre sature e synth con un afflato melodico di luminosa dolcezza. 

Arrivati al terzo album dopo due splendidi precedenti, Angelina, Ismael e compagni decidono di aprire con un pezzo acustico di intima e triste delicatezza - Con Que Doblez Tù Me Miras - così fragile ed essenziale che quasi non li riconosciamo. Già dalla seconda traccia (Ahora Sè) però gli spinotti entrano negli amplificatori, i piedi pigiano il pedale del distorsore e parte uno di quei carillon elettronici che abbiamo sempre amato nelle canzoni degli Apartamentos. Negli otto episodi che seguono la band di Granada fa quello che sa fare bene, e lo fa veramente al meglio, andando alla ricerca di quella sporca e scintillante immediatezza alla Jesus & Mary Chain che è il cuore pulsante di questo genere. 

L'alternarsi e il sovrapporsi delle voci maschile e femminile è senz'altro un plus per gli A.A., ma la band spagnola ha molte frecce al proprio arco, soprattutto la bravura nel creare una piacevole altalena fra momenti più aggressivi (No Entiendo Ni Quiero) ed altri apertamente ampi ed emozionali (la progressione di Fuego Amigo è da brividi; lo sguardo sognante di Un Nuevo Comienzo è una medicina per l'umore), passando attraverso pezzi di prepotente "facilità" come Alguien Normal e Las Cosa Cambian, che spingono ad una coinvolgente coralità ed altri dove emerge una intelligente nostalgia per i suoni degli anni '80 (Vastida). Tutto perfetto. Con una menzione speciale per Y Tù En Barcelona, che è una di quelle perfect indie pop songs dall'animo punk gentile che ci fanno saltare di gioia sulla sedia e che finiremo per canticchiare tutto il giorno. 

Potremmo aprire un capitolo intitolato "Se fosse una band americana e cantasse in inglese...", ma alla fine sarebbe abbastanza inutile. Per quanto sia palese che gli Apartamentos siano una delle band dream pop più forti al mondo, e non da ora, la loro scelta di scrivere e cantare nel loro idioma è parte del loro progetto ed è elemento integrante della loro integrità artistica. 

In definitiva El Año Del Tigre è un album bellissimo, completo, articolato, curassimo, emozionante: il migliore della loro carriera e senz'altro uno dei migliori del 2021. 

08 ottobre 2021

Semihelix - Recoil ALBUM REVIEW

Recoil, l'album di debutto dei texani Semihelix, ha una genesi lenta e ormai abbastanza lontana nel tempo: molte delle dieci canzoni erano in effetti già state pubblicate come singoli due anni fa ( e scritte senz'altro ancora prima), e tutta la produzione risale all'era pre-covid. Come a suggerire che la bontà di un prodotto musicale non sta necessariamente nella sua urgenza, ma nel modo in cui decanta e si deposita nel tempo, con tutta la calma che si concederebbe ad un vino di classe.

A giudicare dal risultato, il trio guidato dalla cantante e chitarrista Geannie Friedman ha fatto la scelta più saggia e ponderata: non c'è alcuno degli episodi dell'album che non possieda da una parte una sua meditata profondità narrativa, e dall'altra uno scabro nitore formale che testimonia un lavoro di cesello  paziente e intelligente.

Il guitar pop dei Semihelix fa scaturire un'immediatezza melodica di crepuscolare delicatezza ed essenziale programmaticità (non sentirete nulla più di chitarra, basso, batteria e voce) da un retroterra che sembra venire poco dal mondo dream pop - per quanto l'etichetta assegnata sembra essere questa - e molto di più da una dimensione cantautorale e garage pop (mi sembra che un pezzo rotondo come Only Bluff lo dica con onesta chiarezza). 

Al di là delle disquisizioni di genere, resta il fatto prepotente che le canzoni del trio di Austin possiedono quasi ovunque un tiro di micidiale efficacia, sia quando accelerano (TranslucentWill It Take ad esempio) che quando rallentano (la morbida scenografia di New Destination). E, in alcuni momenti, possiedono il tagliente e ipnotico rigore umanistico di una band come i Fear Of Men (Only To Go On) e si perdono volentieri lungo strade vagamente psichedeliche che non dispiacerebbero agli ultimi Alvvays (Recoil). 

Senza dubbio uno degli album indispensabili di questo 2021!

04 ottobre 2021

Ducks Ltd. - Modern Fiction ALBUM REVIEW

Deve soffiare un'aria californiana nella fredda Toronto se tanti gruppi che vengono da quelle parti imbracciano chitarre jangly e imbastiscono atmosfere tra il solare e il melanconico. All'elenco (gli Alvvays sono i primi in ordine alfabetico, lo sapete già) aggiungiamo i Ducks Ltd. di Tom Mcgreevy e Evan Lewis che - giusto per aggiungere suggestione a suggestione - sono un duo come i Go Betweens, cui devono senz'altro qualche fetta di ispirazione. 
Nutriti della migliore antologia dell'indiepop anni '80, dai Felt alle band neozelandesi della Flying Nun, i due canadesi esordiscono con un album che è insieme essenziale nei mezzi e super raffinato nella forma, pieno di chitarre cristalline che scampanellano e si intrecciano, melodie che fanno sempre un broncio gentile e qua e là si spingono verso un romanticismo virato seppia, semplici ritmi midtempo che svolgono brutalmente il loro dovere, archi che fanno pensare ad una versione barocca di Belle & Sebastian, armonie vocali dove servono e liriche di intellettuale ironia (l'iniziale How Lonely Are You grida Smiths da tutti i pori). 
Ai cori è bello scoprire che hanno dato la propria voce Linnea Siggelkow dei concittadini Ellis, ma anche i Beths, compagni d'etichetta e anello di congiunzione ideale con quel mondo indiepop downunder che dicevamo prima. 
Grandi mezzi, grande talento e grande personalità: benvenuti Ducks Ltd.!