30 maggio 2021

SINGOLI DEL MESE DI MAGGIO: Egoism, The Glow, Catenary Wires, CHERYM, St.Cyrus, Hazel English, Acid House Kings, Ciel, Swim Camp, April June, Apartmentos Acapulco, The Reds Pink & Purples

Posto d'onore questo mese per il singolo super catchy del nostro duo dream pop australiano preferito, gli Egoism
Due grandi ritorni: i veterani svedesi Acid House Kings, che mancavano da secoli, e il singolo che precede l'imminente album dei Catenary Wires di Amelia Fletcher. E poi il folk alla Sparklehorse di Swim Camp, il punk pop spumeggiante di CHERYM, l'eterea delicatezza dreamy di April June, le irresistibili chitarre jangly dei brooklyniani The Glow, il pop sghembo e gentile di St.Cyrus, la ruvida raffinatezza dei Ciel
Conferma assoluta per il power pop degli Apartamentos Acapulco e ovviamente per il prolifico maestro delle chitarre scampanellanti Glenn Donaldson e i suoi The Reds Pink & Purples
Inaspettata e graditissima la cover di un simbolo dei sixties come California Dreamin' realizzata da Hazel English

SINGOLO DEL MESE:


GLI ALTRI:











28 maggio 2021

Broken Dreams Club - The Party EP

Per poter chiamare Broken Dreams Club il suo progetto solista, Amy Bevan ha chiesto il permesso ai Girls, che nel 2010 avevano intitolato così una delle loro prime uscite. Ottenuto il nulla osta, la musicista di Bristol ha riempito il suo ep di debutto con cinque canzoni che, in modo evidente e programmatico, vanno a scrivere il manifesto ideale del Club dei Sogni Infranti.

A dispetto delle liriche, che insistono in modo ossessivo (e ironico) sull'idea di abbandono e di inadeguatezza ("If i went to your pool party, i'd wish that i was dead": il disco comincia così e continua su questo tono), le canzoni di Amy non hanno nulla di particolarmente oscuro o deprimente. Sono anzi dei piccoli e piacevoli quadri dal solido potenziale melodico, costruiti in maniera essenziale (e artigianale) con una intelligente ed efficacissima stratificazione a partire da una chitarra elettrica, un synth ed una ritmica squadrata, con la voce piana della Bevan che funziona (anche grazie ai cori) come perfetto moltiplicatore di una serie di ritornelli ripetuti quasi come ipnotiche cantilene. 

Senz'altro uno degli esordi più interessanti dell'anno. 

25 maggio 2021

Sailor Down - Skip The Line EP

Chloe Deeley, da Nothampton Massachussets, viene da una famiglia di marinai e di mestiere fa l'illustratrice. Non è quindi un caso se la copertina del suo EP di debutto con il nome Sailor Down è un piccolo capolavoro di semplicità. 

Semplicità che ritroviamo anche nei sei episodi del disco, dove la musicista 26enne si occupa sostanzialmente di tutto, dagli strumenti (una chitarra acustica, una drum machine, una tastiera decisamente essenziale, null'altro)  alla produzione. 

Senza particolari abbellimenti sonori, le canzoni di Sailor Down sono offerte all'ascoltatore nella loro nudità. Scelta difficile e coraggiosa, che solo un songwriting solido e ispirato può rendere davvero vincente e che ovviamente fa subito pensare a quei Magnetic Fields che Chloe omaggia a modo suo con un gioiello come All The Umbrellas In London

I sei pezzi dell'EP in questo senso funzionano tutti alla grande, profumati di intimità da cameretta, di un folk gentile e insieme sofferto che, più che alla onnipresente pietra di paragone Phoebe Bridgers, si avvicina (e molto) ai magnifici e toccanti dischi di Mike Kinsella in arte Owen (Skip The Line è un esempio luminoso e illuminante).  I Get It poi è una canzone così bella ed emozionante che da sola vale il viaggio. 

22 maggio 2021

Avind - Ta Sjansen ALBUM

A tre anni di distanza dall'esordio Evig Blenda, continuo ad essere convinto del fatto che se Tonje Tafjord scrivesse le sue liriche in inglese anziché nella sua lingua materna, i magazine internazionali ne parlerebbero come una delle artiste indie più importanti d'Europa. E invece la musicista di Oslo, giustamente, resta fedele al norvegese e così temo che non ne sentirete molto parlare a sud del 60° parallelo.

Tafjord e i suoi Avind proseguono, con il loro secondo disco, sulla loro strada di un indie rock dai piedi bagnati di folk e con la sguardo rivolto all'orizzonte. Se volessimo trovare somiglianze "celebri", potremmo dire che Tonje è un po' la Soccer Mommy norvegese, ma è ovviamente un divertissement

Le canzoni di Ta Sjansen tengono insieme una delicata e intimistica sensibilità di fondo ed una equilibrata ma risoluta densità elettrica. Ora forse, ancor più che nel debutto, si scorgono colori più notturni ed un'atmosfera decisamente folk-rock americana (Alt Son Er ad esempio), ma resta l'impressione di un songwriting capace di essere elegante ed efficace senza bisogno di mezzi particolari. 

20 maggio 2021

Girlhouse - The Girlhouse EP

A poco più di vent'anni Lauren Luiz si è trasferita da Portland a Los Angeles per tentare una carriera di attrice. Ha anche avuto qualche ruolo, ma l'esperienza deve essere stata di poca soddisfazione e quasi traumatica, visto che ne parla spesso e volentieri nelle sue canzoni. 

Negli scorsi mesi Lauren ha iniziato un progetto musicale solista con il nome girlhouse (g minuscola), pubblicando prima una serie di video assolutamente autoprodotti e pieni di piccole idee narrative e poi mettendoli insieme in un EP di sei pezzi. 

Non ho idea delle doti da attrice di Lauren, ma ho pochi dubbi sul grandissimo talento da singer songwriter che ha dimostrato in questo suo EP di debutto, che sto ascoltando in modo ossessivo da almeno una settimana (e non mi capita con molti dischi). 

Stilisticamente girlhouse fa una proposta insieme semplicissima e dannatamente efficace: ci sono una chitarra elettrica suonata senza fronzoli, la voce delicata di Lauren, una ritmica in genere quadrata ed essenziale, qualche synth d'atmosfera. Un po' una versione più pop e meno eterea della prima Hazel English o di Hatchie.

 Il plus è la dolce e al contempo spietata energia catchy di ogni pezzo, la capacità della Luiz di far emergere con spettacolare naturalezza un chorus che ti si stampa addosso e che finisci per canticchiare per tutto il giorno. Provate a concedere un paio di ascolti a Pretty Girl In LA, che nell'EP è una formidabile testa d'ariete melodica, e vi tormenterà (ma è un piacevole tormento) per giorni interi! Ma in verità tutta l'infilata dei 6 episodi dell'EP è davvero eccezionale per qualità: la morbida ruvidezza alla Jesus & Mary Chain di Knuckle Tattoo, la quieta e toccante malinconia di The Fatalist, l'essenzialità killer di Loaded Gun, il fascino notturno di Firing Line, l'eleganza liquida di Treading Water. Una serie di potenziali hit alt-pop che meriterebbero di mettere girlhouse sulle copertine di tutti i magazine di genere (e di finire nelle playlist di migliaia di adolescenti!), ma che per ora - e spero solo per ora - sembrano riservate a pochi estimatori. 

16 maggio 2021

Fightmilk - Contender ALBUM

Non è stato un anno facile. Tutti sappiamo bene perché. E tutti abbiamo dannatamente bisogno di leggerezza. Energetica leggerezza. Qualcosa che ci faccia venire voglia di spalancare le finestre e andare incontro all'estate saltellando.

Ecco perché un gruppo come i Fightmilk in questo particolare periodo è un bene indispensabile. E questo loro secondo album, intitolato Contender, è un concentrato indie pop di tutto quello di cui abbiamo davvero bisogno proprio adesso (e capisco forse perché abbiano aspettato la primavera inoltrata e i primi barlumi di rinascita sociale per farlo uscire, dopo una lunga attesa).

Come, ma forse più, di illustri colleghi come i Martha, The Beths o i Fresh, la band di Londra maneggia con sorridente verve un pop punk luminoso, divertente e divertito, sempre cantabile, a tratti persino spavaldo e sopra le righe, che mette insieme melodia ed elettricità, cori e synth, con l'ambizione (perfettamente realizzata) di utilizzare una materia essenziale per darle una forma che non è affatto quella canonica del pop punk. In tutti gli episodi del disco, a partire dal solido quadrilatero chitarre basso batteria, i londinesi aggiungono una prepotente voglia di strutturare crescendo ampi e antemici e parallelamente una cifra "pop" che - per il mio orecchio inguaribilmente nostalgico - risuona della ruvida dolcezza di Liz Phair, delle Breeders, delle Veruca Salt, delle Elastica, dei Catatonia, degli Weezer... Riusuona, certo, ma poi in verità, dopo l'esordio pregevole ma ancora acerbo di tre anni fa, trova oggi la propria quadratura personale: i Fightmilk sono riconoscibili dopo trenta secondi di ogni loro canzone. Quante band lo sono? 

E poi c'è, soprattutto e sopra tutto - a proposito di riconoscibilità - la voce di Lily Rae: un piccolo grande prodigio in grado di dosare la propria eccezionale potenza trovando in ogni momento il colore giusto, perfettamente a proprio agio e sempre al centro perfetto della scena, sia nei momenti più morbidi che in quelli dove c'è da strizzare fuori l'anima dalle corde vocali. 

Le canzoni. Alcune (I'm Starting To Think You Don't Even Want To Go To Space, If I Had A Sister, Overbite) le amavamo già alla follia (ne abbiamo scritto spesso) e non c'è da aggiungere altro su quanto riescano ad essere catchy, intelligenti e ariose al tempo stesso. Le altre - tutte le altre, sì - sono una corsa a perdifiato su una rodata macchina guitar pop, che spinge sul pedale dell'elettricità con uno spontaneo, spregiudicato e tangibile entusiasmo ed infila un ritornello killer dietro l'altro, confermando uno "stato di grazia" che la band sta attraversando in modo evidente e consapevole. 

Prendiamo ad esempio Maybe, che è una canzone d'amore sfacciata come forse non se ne scrivono più, con una intro acustica e una progressiva arrampicata in cielo sulle ali liriche di un romanticismo che strappa addirittura una lacrimuccia ("And maybe come the morning, I'm a streetlight, you're a shadow, Come and find me at your window, this is real life and it's everything") prima di chiudere su un sipario di cori scintillanti. 

Prendiamo Lucky Coin, che parla di una ripartenza e di "costruire qualcosa di nuovo" e lo fa con un ottimismo così esplosivo che i suoi 3 minuti e 38 sembrano persino faticare a contenerla: "I'm a lucky coin, I just flip myself back over" canta Lily, e come darle torto. 

Prendiamo Annabelle, che è, semplicemente, quello che il rock and roll deve essere: "extremely loud and incredibly gross", per citare gli stessi Fightmilk quando si descrivono con una strizzata d'occhio. 

Prendiamo Girls Don't Want To Have Fun, che è il numero più coraggioso, articolato (e malinconico) dell'album e flirta in modo evidente con memorie di FM songs anni '80 adattandole magistralmente al Fightmilk-sound. 

Prendiamo il chorus di Cool Cool Girl ("don't nanna be a girl, i wanna be a cool cool girl"), che sembra costruito apposta perché il pubblico lo gridi a squarciagola mentre la band suona dal vivo (e infatti Lily nel finale ci dà dentro come se fosse l'ultima canzone che canta nella sua vita). 

Tornando a quanto dicevamo all'inizio, abbiamo bisogno di leggerezza. Che - senza bisogno di scomodare Italo Calvino - è una dote preziosa per chi la sa creare con le proprie mani, la propria voce, i propri strumenti, il proprio talento. I Fightmilk di Contender possiedono questa dote e, partendo dal basso, con i loro soli mezzi, l'hanno coltivata con tale cura da farla fiorire in modo rigoglioso e raccoglierne i frutti.

Fino a questo punto, l''album del 2021. 

13 maggio 2021

Phantom Handshakes - No More Summer Songs ALBUM

Un paio di mesi fa No Better Plan, il singolo che apre l'album di debutto dei Phantom Handshakes, mi colpì a tal punto da ascoltarlo in loop per giorni. Stilisticamente stava alla confluenza ideale del dream pop della prima Hazel English - atmosfera di mesmerica dolcezza, voce femminile soffice e filtrata, armonie vocali che si sovrappongono e si fanno eco - e di quello di band storiche para-shoegaze come le Lush, che scioglievano melodia e riverberi nel medesimo variopinto bicchiere e i raffinati, floreali (e sempre sottovalutati) Sundays. 

Federica Tassano e Matt Sklar nel loro disco d'esordio ci immergono in quel mondo lì, etereo e atemporale, fatto di chitarre jangly e riverberi gentili che ispirano una sensazione di tiepida calma interiore. 

A dispetto del fatto che i due musicisti di New York abbiano lavorato separatamente alle loro canzoni, il risultato è davvero elegante e centratissimo, essenziale nella confezione ma levigato in ogni particolare sonoro. Più efficace, a mio parere, quando i ritmi si alzano un po' ed affiora un ricordo dei Cardigans prima maniera (A Secret Life la mia preferita). Meno quando i synth prendono il sopravvento. 

10 maggio 2021

Fresh - The Summer I Got Good At Guitar EP

"No one will take me seriously, I want to be the best" canta Kathryn Woods in Girl Clout, riferendosi in modo caustico ad un mondo del music business che ancora non prende sul serio le ragazze con la chitarra. C'è in effetti un grande, spontaneo (e apertamente ironico) ottimismo nelle cinque canzoni del nuovo EP dei londinesi Fresh. 

Withdraw, un paio di anni fa, ci aveva fatto scoprire la band inglese e la sua sorridente verve pop punk (più pop che punk). La nuova uscita conferma lo stile energetico e trascinante di Woods e compagni: ritmi uptempo, ritornelli micidiali, elettricità che al momento giusto ha il coraggio di staccare la spina (Cry For Help è un quadretto sull'amicizia davvero poetico e memorabile), il divertimento di costruire una fanfara pop di cori e fiati (My Redemption Arc). 

Sono bravi i Fresh, e non lo scopriamo certo ora. Ci aspettavamo forse un album intero e non solo un EP, ma ci accontentiamo. 

07 maggio 2021

Flinch - Enough Is Enough ALBUM

Confesso di essermi avvicinato all'album di Flinch (in verità la grafia corretta sarebbe "flinch.") soprattutto perché sono stato attirato e incuriosito dalla splendida copertina. Ed è stata una fortuna, perché ho scoperto un disco che è un piccolo gioiello di cui pochi sembrano essersi accorti finora.

Beth Black, la musicista che sta dietro al nome Flinch, suona già in altri gruppi della natia Scozia, e ha riservato a questo progetto le sue produzioni solistiche, ispirate ad una filosofia DIY che non ammette deroghe.

Le undici canzoni di Enough Is Enough, dai titoli spesso chilometrici e bizzarri (del tipo I'm Sorry I Puked On You In That Rented Car), possono assomigliare in superficie allo stile di female singer/songwriters che conosciamo e stimiamo come Phoebe Bridgers, Soccer Mommy o Julien Baker, considerato il simile mood piuttosto malinconico e intimista e il cuore acustico. 

A ben vedere però nelle canzoni di Flinch ci sono dei forti elementi personali che le rendono sempre interessanti, originali, dense e piacevoli al tempo stesso, specialmente quando interviene una efficace spruzzata di elettricità e i ritmi si alzano un po'. Gli episodi del disco alternano in modo equilibrato momenti di eterea e ricercata introspezione, dove l'essenzialità sonora fa risaltare la voce delicata e pulita di Beth, ed altri in cui la tensione sembra sciogliersi in un'ironia leggera. 

04 maggio 2021

fine. - I'm Glad It's Over Now

 Da alcuni anni Liam James Marsh (Kid Chamaleon) e Alice Kat condividono un progetto musicale chiamato fine. (f minuscola, punto finale). Di più non so, a parte il fatto che i due sono basati a Boston ed hanno in genere due carriere separate. Delle loro produzioni sembra non si siano accorti in molti...

Quello che so però è che questo I'm Glad It's Over Now è uno degli album più ispirati e incantevoli in cui mi sia imbattuto quest'anno. I due, in una dimensione di totale programmatica auto-produzione, hanno messo insieme undici pezzi che stanno a metà fra l'indie pop un po' intellettuale tipico della East Coast e un certo cantautorato indie folk (da Neutral Milk Hotel a Sufjan Strevens) che ama costruire a partire da una deliberata essenzialità.

Nonostante la registrazione su 8 tracce e il fatto che, oltre a Liam e Alice, sulle loro canzoni non ha messo le mani nessuno, c'è in ogni episodio dell'album una perfezione formale (le chitarre e le armonie vocali hanno a tratti qualcosa di miracoloso, così come i numerosi inserti strumentali) apparentemente inspiegabile e in definitiva entusiasmante. 

I pezzi mettono insieme una floreale delicatezza di fondo con una luminosa energia pop che fa brillare di una calda luce meridiana davvero ogni momento.