28 giugno 2018

06/2018 GIUGNO [Avind, The Perfect Kiss, Why Bonnie, Petal, Tape Waves, Hatchie]

ALBUM DEL MESE

Avind - Eving Blenda
Capita spesso che i gioielli più preziosi si nascondano tra le pieghe di una scena indie di periferia e che ci voglia una botta di fortuna per scoprirli. E' il caso del disco di debutto degli Avind, band norvegese che ruota attorno alla cantante e chitarrista Tonje Tafjord. Evig Blenda non è certo destinato ad una distribuzione internazionale (le liriche per altro sono in norvegese) ed è persino difficile trovare tracce del gruppo online, ma gli otto episodi dell'album sono talmente convincenti da meritare la palma di disco del mese. Gli Avind suonano un guitar-pop elegante che muove da un nucleo intimista cantautorale di stampo folk e si apre ora ad una spensierata leggerezza melodica ("Dumrian" sembra scritta da Annika Norlin), ora a passaggi emozionali che non disdegnano chitarre più cariche (un po' Waxahatchie), con un finale acustico da lacrime e applausi. Il tutto con una onesta semplicità ed una immediatezza che colpiscono al cuore sempre. Senza dubbio la sorpresa dell'anno. 


GLI ALTRI ALBUM

The Perfect Kiss - Filter
 Side project di Joe Moore dei The Yearnings, The Perfect Kiss arriva giusto in tempo per essere la colonna sonora electro-pop dell'estate. La nostalgia per gli anni '80, lo sappiamo, è una moda piuttosto radicata oggi, però bisogna saperla trattare per non risultare stucchevoli. Gli otto pezzi di Filter - synth, drum machine e voce femminile - sono invece totalmente a fuoco nella loro sorridente, intelligente, irresistibile immediatezza.


Why Bonnie -  Nightgown
Secondo EP quest'anno per il quintetto di Austin, Texas, e passaggio in grande stile dalle registrazioni in cameretta ad un dream pop che, senza perdere le radici lo-fi, va a giocare con sicuro talento nel territorio degli Alvvays. Una band da tenere monitorata perchè ha un potenziale enorme ancora non del tutto espresso. 


Petal - Magic Gone
Che Kiley Lotz fosse brava ce n'eravamo già accorti dal suo album d'esordio un paio d'anni fa. Magic Gone per la ragazza di Scranton, Pennsylvania è davvero la consacrazione nella serie A del cantautorato indie femminile americano. L'album è costruito come un vero e proprio percorso emozionale: parte elettrico e inquieto e poco a poco si abbandona ad un intimismo di potente comunicatività. Il crescendo di "I'm sorry" da solo è da standing ovation. 


Tape Waves - Distant Light
I Tape Waves li conosciamo bene: Kim Weldin e Jarod Weldin sono maestri nel dream pop più etereo e raffinato, fatto di placide chitarre scampanellanti e melodie di soffusa morbidezza. Distant Light, terzo album per la coppia del South Carolina, non si discosta dallo stile consolidato della band. Non ha particolari impennate, ma è ovunque piacevole e avvolgente. 


Hatchie - Sugar & Spice
Ed eccolo, il primo atteso EP di Harriette Pilbeam da Melbourne, Australia. Ad aprire le danze c'è quel prodigio di canzone che è "Sure", giusto a mettere in chiaro di cosa parliamo: un dream pop letteralmente "ambientato" negli Eighties (già la copertina da "Bella in rosa" dice tutto), pieno di chitarre riverberate, synth e melodie di zucchero filato. Può non piacere, ma io lo trovo irresistibile.