Sara Abdelbarry suona con il moniker Teen Idle da un paio di anni, sperimentando dalle parti dello shoegaze e del dream pop più etereo e ambientale.
Le canzoni che ha racchiuso nel nuovo EP in verità risalgono al 2018, ma la musicista del New Jersey le ha tenute nel cassetto con l'intenzione di lavorarci con calma. La pazienza ha evidentemente premiato perchè i sei lunghi episodi di Insomniac Dreams sono ugualmente belli, eleganti ed ispirati.
Il dream pop di Teen Idle è fatto di jingle jangle quietamente ipnotici, synth di soffice atmosfericità e melodie gentilmente cantilenanti, con una dimensione che si concede spazi e tempi di rilassata e sognante ampiezza.
28 giugno 2020
23 giugno 2020
Constant Smiles - Control ALBUM
Confesso che sono stato ad un attimo dal cambiare disco dopo avere ascoltato Felt, il pezzo che apre il nuovo album dei Constant Smiles, uno strumentale piuttosto oscuro e inquietante. Poi è partita Only Love e sono letteralmente caduto dalla sedia. Perché è stato come trovarsi davanti ad uno dei primissimi singoli della Sarah Records (Field Mice, Another Sunny Day, The Orchids...) catapultato nel 2020 grazie alla macchina del tempo.
E' praticamente impossibile orientarsi nella più che prolifica produzione di Ben Jones, il musicista che sta dietro ai Constant Smiles: ha messo in piedi innumerevoli serie di album e trilogie lasciate incompiute per iniziarne altre, spaziando dal lo-fi puro allo shoegaze, dal post punk alla darkwave, con una spiccata sensibilità pop quasi sempre presa nelle spire delle sue sperimentazioni sonore.
Probabile che persino Jones alla fine abbia un po' perso le proprie stesse tracce, e infatti Control (il titolo mi sembra emblematico) nasce come una ripartenza ideale, e se non conoscete la musica dei Constant Smiles per voi può essere tranquillamente una paetenza per poi ricostruire all'indietro.
Come spesso accade nei dischi del musicista di Brooklyn, l'esperienza è sempre un po' disorientante: ci sono luminose aperture e tuffi nella notte, la morbidezza del dream pop e subito dopo squarci di psichedelia ipnotica, cupi riverberi e scintillanti jingle jangle, in una sorta di tormentato e al contempo mesmerico flusso di coscienza, con uno straniante misto di improvvisazione e cura dei particolari dove la voce si fonde con l'eco elettrico delle chitarre.
E' praticamente impossibile orientarsi nella più che prolifica produzione di Ben Jones, il musicista che sta dietro ai Constant Smiles: ha messo in piedi innumerevoli serie di album e trilogie lasciate incompiute per iniziarne altre, spaziando dal lo-fi puro allo shoegaze, dal post punk alla darkwave, con una spiccata sensibilità pop quasi sempre presa nelle spire delle sue sperimentazioni sonore.
Probabile che persino Jones alla fine abbia un po' perso le proprie stesse tracce, e infatti Control (il titolo mi sembra emblematico) nasce come una ripartenza ideale, e se non conoscete la musica dei Constant Smiles per voi può essere tranquillamente una paetenza per poi ricostruire all'indietro.
Come spesso accade nei dischi del musicista di Brooklyn, l'esperienza è sempre un po' disorientante: ci sono luminose aperture e tuffi nella notte, la morbidezza del dream pop e subito dopo squarci di psichedelia ipnotica, cupi riverberi e scintillanti jingle jangle, in una sorta di tormentato e al contempo mesmerico flusso di coscienza, con uno straniante misto di improvvisazione e cura dei particolari dove la voce si fonde con l'eco elettrico delle chitarre.
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album,
Constant Smiles,
indie pop,
indie rock
18 giugno 2020
Momma - Two Of Me ALBUM
Two Of Me, il nome del nuovo (terzo) album dei losangelini Momma, allude al lungo e artisticamente simbiotico rapporto che intercorre fra Allegra Weingarten ed Etta Friedman, fondatrici e contitolari della band.
E in effetti nelle canzoni dei (delle) Momma le due voci femminili e le due chitarre quasi si fondono insieme con un effetto specchio efficace e interessante,
Musicalmente l'album sembra vivere un'evoluzione interna da una prima parte più notturna e spigolosa (il modello sembrano le Breeders) ad una seconda che vira decisamente su un guitar pop che sa farsi denso ed arioso, introverso e inquieto al tempo stesso e non disdegna una generosa dose di orecchiabilità.
Not A Runner, che riassume un po' le due anime delle Momma, è di per sè un piccolo capolavoro.
E in effetti nelle canzoni dei (delle) Momma le due voci femminili e le due chitarre quasi si fondono insieme con un effetto specchio efficace e interessante,
Musicalmente l'album sembra vivere un'evoluzione interna da una prima parte più notturna e spigolosa (il modello sembrano le Breeders) ad una seconda che vira decisamente su un guitar pop che sa farsi denso ed arioso, introverso e inquieto al tempo stesso e non disdegna una generosa dose di orecchiabilità.
Not A Runner, che riassume un po' le due anime delle Momma, è di per sè un piccolo capolavoro.
13 giugno 2020
Hinds - The Prettiest Curse ALBUM
C'era ovviamente una certa attesa per il nuovo - terzo - album delle Hinds. Le ragazze di Madrid nel loro quinquennio di attività hanno bruciato le tappe: esaltate dalla stampa già ai loro primi demo, trattate nei loro tour negli Stati Uniti non come un prodotto esotico ma come una band garage pop di tutto rispetto, headliners nei festival indie di mezzo mondo... Risultati che le quattro spagnole si sono conquistate con un esplosivo mix di talento e immagine, riuscendo praticamente dagli esordi a risultare subito riconoscibili nello stile e non solo (i numerosi e sempre spiritosi video girati negli anni sono parte integrante della loro proposta e non solo un orpello promozionale).
Il garage pop delle Hinds non ha certo bisogno di presentazioni: è una sorridente e continua ricerca del ritornello killer, con quella spontanea commistione delle voci di Carlotta e Ana che è da sempre perfetta nella sua imperfezione e che si ama o si odia, senza vie di mezzo.
The Prettiest Curse vede le quattro di Madrid compiere un ampio passo in avanti a tutti i livelli: scrittura (anche delle liriche, tra inglese e spagnolo), composizione di ogni pezzo, eclettismo, produzione, senza perdere un grammo della ironica freschezza che da sempre contraddistinge la loro musica e giocando con grande equilibrio a mettere insieme allegra sensualità e spirito post punk. Che poi è l'esatto opposto di quello che viene spesso rimproverato alle Hinds, come raccontano loro stesse nella sarcastica e geniale Just Like Kids (you're too pink to be admired and too punk to be desired).
I dieci pezzi dell'album sono altrettanti potenziali singoli, nati e suonati per essere memorizzati dopo un ascolto e canticchiati dopo due. E finalmente superano l'essenzialità chitarra-basso-batteria, entrando in pieno e senza remore apparenti nel mondo del pop e facendo l'occhiolino a stili diversi (Riding Solo per dire sembra uscita dalla penna del primo Beck).
Il disco indie pop dell'estate 2020.
Il garage pop delle Hinds non ha certo bisogno di presentazioni: è una sorridente e continua ricerca del ritornello killer, con quella spontanea commistione delle voci di Carlotta e Ana che è da sempre perfetta nella sua imperfezione e che si ama o si odia, senza vie di mezzo.
The Prettiest Curse vede le quattro di Madrid compiere un ampio passo in avanti a tutti i livelli: scrittura (anche delle liriche, tra inglese e spagnolo), composizione di ogni pezzo, eclettismo, produzione, senza perdere un grammo della ironica freschezza che da sempre contraddistinge la loro musica e giocando con grande equilibrio a mettere insieme allegra sensualità e spirito post punk. Che poi è l'esatto opposto di quello che viene spesso rimproverato alle Hinds, come raccontano loro stesse nella sarcastica e geniale Just Like Kids (you're too pink to be admired and too punk to be desired).
I dieci pezzi dell'album sono altrettanti potenziali singoli, nati e suonati per essere memorizzati dopo un ascolto e canticchiati dopo due. E finalmente superano l'essenzialità chitarra-basso-batteria, entrando in pieno e senza remore apparenti nel mondo del pop e facendo l'occhiolino a stili diversi (Riding Solo per dire sembra uscita dalla penna del primo Beck).
Il disco indie pop dell'estate 2020.
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female,
garage pop,
Hinds,
indie pop,
indie rock,
spain
08 giugno 2020
Katie Malco - Failures ALBUM
Qualche delicata nota di pianoforte e poi, all'improvviso, un muro di chitarre. Mi sono bastati i primi pochi secondi di Animal, il pezzo che apre il disco di debutto di Katie Malco, per innamorarmi della sua musica.
La cantautrice inglese, da un punto di vista stilistico, può essere facilmente paragonata ad artiste che ho sempre adorato come Sharon Van Etten o Gemma Hayes, che partono da fondamenta indie rock piuttosto canoniche, decisamente americane d'ascendenza, e ci costruiscono sopra mettendo insieme morbido intimismo e muscolare emotività.
Katie lavora allo stesso modo, poggiando sulla sua solida personalità vocale e su chitarre elettriche di torrenziale scenograficità. I dieci pezzi di Failure sono prepotentemente melodici e gentilmente emozionali, di ariosa ampiezza, equilibratamente ruvidi, a tratti apertamente folk (Fractures), più spesso costruiti per liberare a poco a poco una catartica esigenza espressiva (Let's Go To War).
E sono davvero uno più bello dell'altro, in un rincorrersi di crescendo narrativi che mi ricordano alcune giovanissime musiciste americane come Julien Baker o Snail Mail, ma anche gli ultimi Great Grandpa, soffusi e fragorosi al tempo stesso, trepidanti di una luminosa energia.
Disco splendido.
La cantautrice inglese, da un punto di vista stilistico, può essere facilmente paragonata ad artiste che ho sempre adorato come Sharon Van Etten o Gemma Hayes, che partono da fondamenta indie rock piuttosto canoniche, decisamente americane d'ascendenza, e ci costruiscono sopra mettendo insieme morbido intimismo e muscolare emotività.
Katie lavora allo stesso modo, poggiando sulla sua solida personalità vocale e su chitarre elettriche di torrenziale scenograficità. I dieci pezzi di Failure sono prepotentemente melodici e gentilmente emozionali, di ariosa ampiezza, equilibratamente ruvidi, a tratti apertamente folk (Fractures), più spesso costruiti per liberare a poco a poco una catartica esigenza espressiva (Let's Go To War).
E sono davvero uno più bello dell'altro, in un rincorrersi di crescendo narrativi che mi ricordano alcune giovanissime musiciste americane come Julien Baker o Snail Mail, ma anche gli ultimi Great Grandpa, soffusi e fragorosi al tempo stesso, trepidanti di una luminosa energia.
Disco splendido.
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album,
female,
indie pop,
indie rock,
Katie Malco,
singer songwriter
02 giugno 2020
Happy Accidents - Sprawling ALBUM
I britannici Happy Accidents appartengono da anni a quella schiera di pop-punk gentili che hanno i Martha e i Fresh come portabandiera: band che da queste parti teniamo in massima considerazione.
Sprawling è il loro terzo album, il primo come duo dopo la separazione dallo storico bassista, e sembra un deciso passo in avanti da parte di Phoebe Cross e Rich Mandall.
Fin dall'iniziale, obliqua e quasi mesmerica Whole, si capisce che i due londinesi vogliono allontanrsi dai clichés del genere e allargare lo spettro della loro proposta musicale ad un'idea di indie pop che rinuncia a qualche facile uptempo e lavora sodo sulla scrittura e sulla cura dei particolari nella levigatissima produzione.
Il risultato è una sequenza di pezzi di grande eleganza e bellezza, in cui morbidezza di tocco e melodia hanno decisamente la meglio sull'energia, con un parallelo allungamento dei tempi medi oltre i quattro minuti (fatto che da solo dovrebbe automaticamente cancellare la parola "punk", che rimane solo nel loro pedigree) ed un intelligente e piacevolissimo gioco di alternanza e sovrapposizione delle voci di Phoebe e Rich.
Uno degli album più interessanti della prima parte del 2020.
Sprawling è il loro terzo album, il primo come duo dopo la separazione dallo storico bassista, e sembra un deciso passo in avanti da parte di Phoebe Cross e Rich Mandall.
Fin dall'iniziale, obliqua e quasi mesmerica Whole, si capisce che i due londinesi vogliono allontanrsi dai clichés del genere e allargare lo spettro della loro proposta musicale ad un'idea di indie pop che rinuncia a qualche facile uptempo e lavora sodo sulla scrittura e sulla cura dei particolari nella levigatissima produzione.
Il risultato è una sequenza di pezzi di grande eleganza e bellezza, in cui morbidezza di tocco e melodia hanno decisamente la meglio sull'energia, con un parallelo allungamento dei tempi medi oltre i quattro minuti (fatto che da solo dovrebbe automaticamente cancellare la parola "punk", che rimane solo nel loro pedigree) ed un intelligente e piacevolissimo gioco di alternanza e sovrapposizione delle voci di Phoebe e Rich.
Uno degli album più interessanti della prima parte del 2020.
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