Qualche delicata nota di pianoforte e poi, all'improvviso, un muro di chitarre. Mi sono bastati i primi pochi secondi di Animal, il pezzo che apre il disco di debutto di Katie Malco, per innamorarmi della sua musica.
La cantautrice inglese, da un punto di vista stilistico, può essere facilmente paragonata ad artiste che ho sempre adorato come Sharon Van Etten o Gemma Hayes, che partono da fondamenta indie rock piuttosto canoniche, decisamente americane d'ascendenza, e ci costruiscono sopra mettendo insieme morbido intimismo e muscolare emotività.
Katie lavora allo stesso modo, poggiando sulla sua solida personalità vocale e su chitarre elettriche di torrenziale scenograficità. I dieci pezzi di Failure sono prepotentemente melodici e gentilmente emozionali, di ariosa ampiezza, equilibratamente ruvidi, a tratti apertamente folk (Fractures), più spesso costruiti per liberare a poco a poco una catartica esigenza espressiva (Let's Go To War).
E sono davvero uno più bello dell'altro, in un rincorrersi di crescendo narrativi che mi ricordano alcune giovanissime musiciste americane come Julien Baker o Snail Mail, ma anche gli ultimi Great Grandpa, soffusi e fragorosi al tempo stesso, trepidanti di una luminosa energia.
Disco splendido.
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