Per poter chiamare Broken Dreams Club il suo progetto solista, Amy Bevan ha chiesto il permesso ai Girls, che nel 2010 avevano intitolato così una delle loro prime uscite. Ottenuto il nulla osta, la musicista di Bristol ha riempito il suo ep di debutto con cinque canzoni che, in modo evidente e programmatico, vanno a scrivere il manifesto ideale del Club dei Sogni Infranti.
A dispetto delle liriche, che insistono in modo ossessivo (e ironico) sull'idea di abbandono e di inadeguatezza ("If i went to your pool party, i'd wish that i was dead": il disco comincia così e continua su questo tono), le canzoni di Amy non hanno nulla di particolarmente oscuro o deprimente. Sono anzi dei piccoli e piacevoli quadri dal solido potenziale melodico, costruiti in maniera essenziale (e artigianale) con una intelligente ed efficacissima stratificazione a partire da una chitarra elettrica, un synth ed una ritmica squadrata, con la voce piana della Bevan che funziona (anche grazie ai cori) come perfetto moltiplicatore di una serie di ritornelli ripetuti quasi come ipnotiche cantilene.
Senz'altro uno degli esordi più interessanti dell'anno.
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