08 marzo 2022

Babehoven - Sunk EP REVIEW

Ammetto di avere scoperto la musica di Maya Bon solo di recente e, come spesso e volentieri accade, per puro caso. Eppure la produzione a nome Babehoven (quesi tutti EP e mini album) è già piuttosto nutrita e comincia almeno cinque anni fa. E, lo dico subito prima di entrare nel merito della nuova uscita, vale la pena di essere recuperata integralmente.

Sunk, l'EP appena uscito, mi sembra un ottimo biglietto da visita se avete voglia di scoprire questa singer-songwriter americana il cui nome non è (ancora) nel novero delle star del cantautorato indie ma possiede una personalità fortissima e distintiva. I sei pezzi del lotto procedono da una semplicità di fondo che si incentra sulla chitarra acustica e la voce, ma non c'è nulla del bedroom pop a cui sono accostati da alcune review: c'è anzi in ogni canzone di Sunk, oltre alla perfetta circolarità che collega il primo episodio all'ultimo come perle di un'unica collana, quella stessa ricerca di pulizia, di purezza e di emozionalità parte costruita parte spontanea che troviamo anche nella musica dei Big Thief o di Mitski o di Waxahatchee o della prima Cat Power, pere fare alcuni nomi "importanti". Una ricerca che parte acustica e ci costruisce sopra in modo delicatamente elettrico, con uno schema che a me ricorda un'artista che ho sempre amato molto come Gemma Hayes. 

Non c'è dubbio che Maya Bon usi la scrittura e la sua voce così malleabile come strumenti catartici (i'm human and i'm prone to accidents of heart canta in Twenty Dried Chillies) ed è probabilmente questa la sua forza principale, in grado di dare una ombrosa ma potente tridimensionalità al proprio intimo e serrato ruminare sulle cose della vita. 

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