26 marzo 2022

No Suits In Miami - Nothing Ever Happens ALBUM REVIEW

Se si possono individuare dei tratti comuni nelle band indie pop svedesi e scandinave in generale, direi - pur senza generalizzare - che sono due: il primo è la capacità di essere morbidamente melodiche anche nei momenti più graffianti; il secondo è una timida e parzialmente inespressa inquietudine sociopatica che mette in evidente contrasto i colori della superficie e il nero notte di ciò che si agita dentro. 

Non a caso i No Suits In Miami hanno dato un titolo al primo album del tipo "Spero che nessuno si accorga di me" e ora intitolano il secondo "Niente mai accade". E non a caso la serena cupezza delle loro liriche si associa invece alla luminosità primaverile di un dream pop che va alla ricerca di una tiepida piacevolezza che scaldi l'anima come il sole in una gelida giornata dell'inverno nordico.

Michelle Dzgoeva e i suoi tre compagni confermano tutto quanto di buono c'era nel loro esordio e mettono insieme dieci pezzi intrisi di quotidiano intimismo sentimentale e incentrati su un guitar pop tanto semplice quanto, a suo modo, raffinatissimo. Se una band connazionale come i Makthaverskan alza il volume, insegue la catarsi elettrica e arrota le lame, il gruppo di Lund sceglie la via opposta, pur condividendo in fondo modelli post punk molto simili: angoli arrotondati, equilibrio, vocalità gentile, sobria delicatezza, soffusa malinconia. Il risultato convincente sempre (la conclusiva Sunday è davvero una piccola perla), ma lo è soprattutto quando i ritmi si fanno più veloci e chitarre e synth più spessi (Buffy è la mia preferita), così che la memoria è libera di correre indietro ai fasti dell'indie svedese dei Popsicle e dei Broder Daniel. 

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