25 gennaio 2022

Lavender Blush - You Are My Moonlight ALBUM REVIEW

La storia dietro questo secondo album dei Lavender Blush (del primo ne abbiamo parlato volentieri qui) è senz'altro simile a quanto hanno vissuto tante band negli ultimi due anni. Se The Garden Of Inescapable Pleasure era il frutto di un lungo e condiviso lavoro di studio, You Are My Moonlight è forzosamente figlio della penna e del lavoro da multistrumentista di Ryan Lescure, che qui ha scritto e suonato tutto da solo, salvo poi aggiungere qualche prezioso apporto dei compagni in un secondo tempo. 

Un album, quindi, che è davvero in tutti i sensi figlio dell'esperienza del lockdown e che sembra - se confrontato con il primo - decisamente più denso e notturno. Come forse è giusto che sia.

I californiani Lavender Blush sono senz'altro una di quelle band che tiene vivo il verbo degli Slowdive e di tutto quello shoegaze che vira volentieri verso la leggerezza eterea del dream pop. Il punto di partenza nel nuovo disco sembra in effetti il medesimo (e un pezzo come Seacliff, con il suo orizzonte Cocteau Twins, lo testimonia), però negli altri episodi Lescure aumenta i giri elettrici a volte inseguendo la ruvida perfezione dei Jesus & Mary Chain (The Spark), e quasi sempre alzando muri di chitarre che in alcuni punti indugiano al rumore bianco. 

Per ogni appassionato del genere confermiamo la bontà della band di San Francisco - che senz'altro sa maneggiare riverberi e melodie con abilità - tuttavia, ma è un parere assolutamente personale, qui manca parzialmente la scintillante brillantezza degli esordi. 

Nessun commento: