E' bene dire subito che Sutton è uno di quei singer songwriter capaci di far rivivere con il suo tocco magico i fasti dell'indie pop delle origini: un po' Dan Treacy, un po' Lawrence Hayward (Felt) e un po' Stuart Murdoch.
Insomma, Sutton è uno che sa come si scrive una canzone, e in questo Waverly Place (che esce per la sempre ottima Jigsaw Records) di canzoni belle ce ne sono ben tredici, che affondano le radici nell'onda morbida del post punk inglese che portò al C86 e alla Sarah Records ed echeggiano l'indie sghembo e raffinato dei gruppi della Flying Nun e dei Go Betweens.
Attorno a chitarre che sono sempre deliziosamente jangly, si sviluppano canzoni dall'aura atemporale, perfette nella loro raffinata rotondità melodica, piene di piccole sorprese strumentali e di armonie vocali.
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