05 gennaio 2024

Wallace Welsh - I Am Changing For The Better ALBUM REVIEW

Se il primo disco uscito nell'anno nuovo può fungere da buon auspicio per la musica che verrà nei prossimi dodici mesi, beh possiamo già dire che il 2024 parte alla grande con un album che - devo ammetterlo - mi ha sorpreso ed entusiasmato sotto molti aspetti.

Innanzitutto perché Wallace Welsh è un progetto italiano (non parlo mai di indie italiano, lo so...). Poi perché non avevo idea che esistesse prima di oggi (e invece ha diverse interessanti pubblicazioni negli ultimi anni, pure una collaborazione con Space Daze, cioè Danny Rowland dei compianti Seapony). E soprattutto perché tra i quattordici episodi di questo I Am Changing For The Better (che bel titolo, tra parentesi) ci sono davvero tante cose molto molto belle.

Andrea Lombardo, il musicista poco più che ventenne che si cela dietro il nome Wallace Welsh e che apparentemente si occupa di suonare tutto (non ne so nulla di più), fa subito pensare ad artisti indie che amiamo da queste parti come Josh Hwang (Castlebeat), Jackson Phillips (Day Wave), Thierry Haliniak (My Raining Stars), Andy Jossi (The Churchhill Garden / The Blue Herons) o Glenn Donaldson (The Reds Pinks & Purples). Tutta gente che - pur con stili diversi - si chiude in cameretta e costruisce le proprie canzoni attorno agli effetti che si possono ricavare dalla pedaliera della chitarra elettrica e al potere di suggestione emozionale di una linea melodica. 

L'incipit dell'album, che porta un titolo - Stargazing - che grida dream pop da ogni lettera, a me è bastato per farmi innamorare a prima vista di Wallace Welsh: la trama delle chitarre ha un intreccio spettacolare, la voce si nasconde morbidamente tra le note, l'apertura melodica ampia, sognante e sottilmente malinconica ricorda l'inizio di un qualsiasi disco dei Cure dei tempi d'oro. I due pezzi che seguono, Not Around e Manners and Etiquette, disegnano linee guitar pop più definite, jangly e luminose, un po' nello stile dei signori che abbiamo citato poco fa: dinamica, piacevole e dondolante la prima, più sfrigolante e dreamy la seconda. Un terzetto di pezzi che introduce il talento del musicista romano in modo oggettivo e fa restare a bocca aperta.

Nel seguito altre cose molto riuscite: lo sketch cantautorale Prussia I'm Ready For War (le primissime cose di Conor Oberst suonavano così), l'indie piacevolmente rumoroso di Bed Of Bin Bags, un bel pezzo arrembante alla Jesus & Mary Chain come la deliziosa Clash The Curse, la calma dimensione onirica spinta verso un crescendo shoegaze di Deer On A Highway, la matura ed intima densità acustica di Spiders, la splendida esplosiva carica catchy di una perla come Cool Beans che sembra uscita dalla penna dei primi Teenage Fanclub o dei Primal Scream dell'era C86. E infine il cinematico dinamismo di Fall Asleep // Aching Wake, che possiede davvero quella soffice psichedelia di velluto che c'è per esempio nella musica di Day Wave. 

Insomma, in definitiva in I Am Changing For The Better è un album veramente ricco, a suo modo complesso e articolato nel suo alternarsi di mood diversi, eccezionalmente curato ed elegante se consideriamo che è un prodotto totalmente artigianale, pienamente compreso all'interno di una dimensione indie pop a-temporale che lo fa brillare di luce propria. 

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