14 aprile 2024

Broken Dreams Club - Why Would Something Good Happen EP REVIEW

A proposito del titolo del disco di cui stiamo parlando: il terzo ep dei Broken Dreams Club da metà febbraio giaceva dimenticato nella (lunga) lista delle cose che programmo di ascoltare. Delitto, visto che già dagli inizi del gruppo di Bristol me ne ero un po' innamorato. Poi evidentemente "qualcosa di bello è accaduto": l'ho recuperato per puro caso e il colpo di fortuna mi ha letteralmente svoltato la giornata.

E visto che parliamo di liste, ecco i motivi per cui Broken Dreams Club è attualmente uno dei miei progetti musicali preferiti: Amy Bevan, la titolare della band, è precisamente una di quelle ragazze con la chitarra che regolarmente mi fa impazzire; il nome della band è un omaggio a una canzone dei Girls, che sono stati una band eccezionale ma tutti ce li dimentichiamo sempre, brava Amy che ce li ricordi!; tutto quello che BDC hanno prodotto dal 2020 a oggi è un po' una versione da cameretta dei Beths (quella stessa ironia, quella stessa energia, ma tutto in una dimensione twee vagamente cantautorale ma non del tutto, e soprattutto molto molto immediata), il che già di per sé ha qualcosa di adorabile a prescindere; la copertina di Why Would Something Good Happen è così teneramente bella che vi porterebbe a comprare il disco senza nemmeno ascoltarlo... 

E poi ci sono i quattro pezzi dell'ep, che possiedono una commovente, a suo modo timida ma devastante forza comunicativa. Ti conquistano subito con questi titoli folli come Jimmy Eat World Told Me I Was In the Middle, e poi ti trascinano con la loro intelligentissima semplicità, perché Amy sa come si scrivono le canzoni. You Can't Delete Me, diciamocelo chiaro, è un piccolo inno che - vi assicuro - non vi volete perdere per nulla al mondo e finirete a canticchiare in modo ossessivo. Douchebag è un saggio di quel pop elettrico alla Girlhouse, con le chitarre che sfrigolano ma che si può pure ballare, che vorremmo sentire di più in giro. E Being Human è semplicemente una canzone da ascoltare - musica e liriche, potentissime, corali, umanistiche, appunto! - ad occhi chiusi, e ridere o piangere o tutte e due le cose insieme. 

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