03 giugno 2025

Bridge Dog - Auto Fiction ALBUM REVIEW


Arrivati ormai alla svolta ideale della metà del 2025, guardando indietro ho fatto un po' fatica a vedere un album che spicchi veramente, pur avendone ascoltati diversi decisamente validi. 

Poi è comparso quasi dal nulla il disco d'esordio dei Bridge Dog e la didascalia "album dell'anno" si è illuminata da sola come se già ai primi secondi del primo pezzo (ne parliamo tra un attimo) si fosse azionato automaticamente un interruttore. 

Ma andiamo con ordine. Dei Bridge Dog abbiamo in realtà già parlato di recente, seppur rapidamente, in occasione dell'uscita di un paio di formidabili singoli nei mesi scorsi, ed in maniera più ampia quando debuttarono con il loro primo ep Going South nel 2021. All'epoca, pur apprezzando l'indubbia verve guitar pop del gruppo australo-coreano, forse non avevamo un chiaro sentore che sarebbero stati la potenziale next big thing dell'indie pop. E invece... 

Grace Ha e Brian Park hanno fondato la band a Sydney come un duo, inseguendo uno stile dream pop che si fregiava di una grazia particolare nella costruzione delle melodie e di fragorosi muri di suono. 

Negli ultimi anni il duo è diventato ufficialmente un quartetto ed ha evidentemente lavorato per mantenere inalterato il nucleo lo-fi del proprio guitar pop rinforzandone da un lato la pulizia melodica e dall'altro la muscolarità energetica. 

L'ìncipit dell'album con la successione Counterweight / Working At It è, come anticipavamo sopra, è già di per sé miracolosa: la sfrigolante dolcezza della prima, con una strofa che sembra un ritornello, e la lunga coda che mescola le distorsioni e la linearità melodica della voce di Grace; il jingle jangle leggero come una nuvola e dinamicamente esuberante della seconda, che se venisse dalla penna di Molly Rankin non ci stupirebbe affatto. 

Se in effetti gli Alvvays possono essere considerati lo zenith dell'indie pop dell'ultimo decennio, i Bridge Dog sembrano senz'altro, almeno nei loro tratti più distintivi, esserne uno dei tanti gruppi "derivativi" - l'incrocio magico e propulsivo di densità elettrica quasi disturbante e purezza melodica perennemente catchy sono la ricetta della band di Toronto quanto di quella di Sydney - ma poi gli australiani sono bravissimi nell'imboccare porte laterali che li portano in stanze adiacenti ma diverse: Standard Issue ha una sua obliqua delicatezza che sta dalle parti dei Say Sue Me; Memory Police (la voce qui è quella di Brian) va efficacemente ad estrarre romantico intimismo da chitarre di marca shoegazer; Memory Man è proprio una lenta immersione dentro onde di fatte di distorsione pura, dove la fragile gentilezza vocale di Grace Ha è una sirena che ci guida negli abissi. 

SVU, altro episodio dall'architettura chiaramente alvvaysiana (anche e soprattutto nell'uso del synth), ci riporta diritto al core style della band, prima di affidarci alle chitarre jangly piacevolmente sghembe di Out The Window, altro momento liricamente narrativo (e super malinconico) del disco non a caso affidato di nuovo alla voce di Brian Park, dove la capacità dei Bridge Dog di sovrapporre spigoli e coperte calde è davvero al massimo. 

Nel finale, l'immediatezza post punk di New View e soprattutto l'emozionante crescendo catartico di Blue Flags, che ha le liriche più belle e toccanti dell'album, intessute di una bruciante malinconia, ma non indulge affatto al sentimentalismo  e centra il suo obiettivo nei tre minuti canonici, chiudendo l'intero album come un cerchio. 

Per i Bridge Dog potremmo fare un discorso non dissimile da quello che abbiamo fatto per i Kindsight (altra band alvvaysiana, per altro) l'anno scorso: erano già bravissimi quando muovevano i primi passi, poi quando hanno messo a punto gli equilibri hanno raggiunto velocemente la quadratura del cerchio ed hanno acquisito quella immediata riconoscibilità stilistica che è la laurea cum laude di ogni gruppo. 

Il guitar pop catchy, arioso, propulsivo e insieme inquieto e sottilmente malinconico della band di Sydney è ormai una certezza e pone i Bridge Dog tra i grandi dell'indie pop di oggi. 

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