03 febbraio 2025

Waving Blue - Take Care Of Your Sadness - Fifteen Years Of Waving Blue ALBUM REVIEW

Su queste pagine scriviamo spesso di musicisti che scrivono, suonano, registrano e producono le loro cose nella splendida solitudine creativa della propria casa. Ne citiamo solo alcuni: Andy Jossi, Glenn Donaldson, Josh Hwang... All'elenco sarebbe però doveroso - non da oggi, in verità - aggiungere anche Michele Cingolani, che dalla sua cameretta di Fano fa musica da almeno quindici anni facendosi chiamare Waving Blue, con la serietà, l'entusiasmo e direi anche l'umiltà propria dei grandi artigiani.

L'inglese Shore Dive Records ha oggi il merito di pubblicare un album che colleziona un'ampia selezione delle canzoni pubblicate nei dischi precedenti di Waving Blue, con due inediti in aggiunta. E' davvero un'occasione imperdibile - se già non conoscete il dream pop / shoegaze / indie rock di Cingolani - per scoprire il talento di un progetto artistico che può stare tranquillamente nel novero delle migliori band di genere della scena internazionale. 

Giusto qualche esempio scelto tra i diciotto dell'album, per tracciare velocemente un ritratto della musica di Waving Blue. Se un pezzo magnifico come Every Step mostra l'amore di Cingolani per l'indie melodico e vigoroso dei Dinosaur Jr., Wash Your Face In The Sun ha ben impresso nel suo dna sonoro la forza mesmerica degli Slowdive. La lunga ed emozionante Days assorbe tanto la lezione dei Ride quanto lo sguardo oscuramente sognante dei Cure. Il quasi uptempo di See You At The Club imbastisce una fitta trina di chitarre che assomiglia molto a quelle di Day Wave. La distorsione liquida e sfrigolante di Fill The Void, di Mistakes o di Push parla decisamente il linguaggio formale dello shoegaze, ma con la sfumata delicatezza di tocco e la malinconia post punk che contraddistingue ogni produzione di Cingolani. Con So Dull il paesaggio si spalanca a un dream pop denso e catartico al tempo stesso. Not A Thing I'm Good At scintilla di quell'aura pop obliqua che avevano tante band della scena indie americana dei Novanta. The First Time osa addirittura essere catchy nelle sue luminose dinamiche guitar pop. At The Edge Of My Bed sembra uscita da un disco dei primi Castlebeat. La conclusiva The Strenght - acustica, piano, crescendo elettrico liberatorio - sembra uscita dalla penna miracolosa di The Reds Pinks & Purple. 

Insomma, un viaggio lungo quindi anni o più condensato in poco più di un'ora di musica di grande intensità e grande raffinatezza formale, frutto di una grande cultura di genere e di una ammirevole coerenza artistica. 

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