06 novembre 2023

THALA - twotwentytwo EP REVIEW

Spesso gli artisti che, nello stesso anno in cui hanno pubblicato un album, fanno uscire immediatamente un seguito, lo fanno per dare luce anche a pezzi che sono rimasti esclusi dal disco per qualche motivo. Probabile che sia il caso anche di questo ep lungo con il quale THALA prosegue il discorso iniziato quest'estate con In Theory Depression. Discorso che verteva - lo dicevamo a luglio - ormai su argomenti maggiormente vicini alla dimensione del cantautorato che a quella del dream pop con il quale la berlinese aveva esordito. 

Ciò che sorprende (positivamente) del nuovo ep allora non è una particolare svolta stilistica, quanto la straordinari qualità di queste sei canzoni, che nell'album non solo non avrebbero sfigurato, ma forse si sarebbero prese la copertina e avrebbero reso l'intero disco ancora più bello e completo. 

Già a partire dall'incipit di It Was You, THALA dimostra di avere abbracciato anima e corpo un mondo espressivo affine a quello di Sharon Van Etten, della prima Laura Stevenson, di Waxahatchee e Soccer Mommy: forte emotività, chitarre spesso poderose, oscurità e melodia, dolcezza e catartica elettricità fuse perfettamente insieme, sofferto intimismo delle liriche, grande senso scenografico che però non va mai sopra le righe. 

Con, in più, uno sforzo produttivo (lo notavamo già nell'album) che da un lato ripulisce il suono e dall'altro rende particolarmente efficace e spettacolare la dialettica tra toni soffusi ed esplosioni di energia. Il pezzo che dà il titolo alla raccolta, twotwentytwo, ricalca invece talmente in profondità la soffice densità di Phoebe Bridgers da sembrare davvero una outtake estrapolata da un suo disco. 

Da ascoltare insieme a In Theory Depression, come se ne fosse un ideale e riuscitissimo lato C. 

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