Laggiù a San Francisco, mentre il guru del jangle pop Glenn Donaldson fa tintinnare le sue chitarre con una nuova uscita al mese (non le segnaliamo più, sapete dove trovarle), c'è tutto un movimento di nuove band (i Torrey per esempio, ne abbiamo appena parlato) che portano avanti il genere con spirito di entusiasta modernariato.
The Umbrellas - già il nome profuma di Sixties - sono una di queste band, e quello appena pubblicato è il loro album di debutto. Sapete già cosa troverete nelle dodici canzoni del disco: sole, brezza rinfrescante, trine di chitarre scampanellanti, melodie di estiva dolcezza. In più, a fare da padrone c'è un diffuso spirito naïf incarnato sia nell'artigianalità della produzione che nell'alternarsi delle tre voci (a tratti sembra di ascoltare gli Heavenly, ed è subito effetto nostalgia).
Tanto che, in definitiva, a sentire bene canzoni di adorabile, dinoccolata e un po' intellettuale delicatezza twee come She Buys Herself Flowers, viene quasi più facile avvicinare il quartetto californiano a certe atmosfere dell'indie scozzese di trent'anni fa (Pastels, Pearmint...) che ai canoni della West Coast. E senz'altro Matt Ferrara e compagni la storia dell'indie pop l'hanno studiata bene, e si sente in pezzi di straordinario gusto e luminosa immediatezza come Never Available e City Song.
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