Le radici ben fonde e ramificate dentro il fertile suolo dell'indie pop australiano (e neozelandese) sono molto evidenti nei pezzi del quintetto, che per molti versi può assomigliare da vicino a una band come i Quivers o un'artista come Hatchie, che sostanzialmente partono dalla stessa base e costruiscono in modo non così differente: melodie dinoccolate e un po' sornione, chitarre sempre squillanti, ampio uso dei synth di marca Eighties, peculiare propensione alle armonie vocali (la voce della bassista Maddy Blue è davvero un plus), una grande cura produttiva che non teme di puntare la rotta verso il pop e riesce sempre a strutturare superfici sonore morbidamente corrusche.
Tutti i pezzi di In Light - l'infilata iniziale da Old Races a Where I Came From specialmente - scivolano con colorata e appena malinconica leggerezza e possiedono quel dinamismo che ti fa venire voglia di alzarti sulla sedia e, quasi quasi, ballare. Nei momenti più larghi, rallentati e cantautorali - Across The Sea ad esempio - il debito verso Forster e McLennan è veramente scoperto, ma è soprattutto quando i ritmi si alzano, pur con prudenza, verso l'uptempo (la splendida The Bats-iana Slow Here) che i Gap Year danno il meglio.
Una sicura conferma!

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