Driving Off To Nowhere ci fa ritrovare i Sweet Nobody in una versione pienamente matura del gruppo, che ha iniziato dalle parti di un jangly pop con qualche tentazione psichedelica ed ora si muove in un campo in cui la dimensione cantautorale catchy sembra avere preso il dominio.
I pezzi dell'album condividono una confezione ricca ed equilibrata, chitarre sempre molto rotonde e soprattutto una forte personalità melodica incarnata perfettamente dalla voce elegante e versatile di Joy (nel pezzo che dà il titolo all'album è, diciamolo chiaro, meravigliosa).
Di base potremmo parlare di dream pop patinato. Il che ci toglie dall'imbarazzo di dover trovare somiglianze con i Bleach Lab o i Wolf Alice di turno e descrive bene le intenzioni di una band che da sempre ha il pallino di trovare una via intelligente e "indie" per il suo gusto bubblegum pop molto '80s oriented (un pezzo sornione come Home Sweet Hell lo testimonia in modo chiarissimo) e non lontano dalle cose di una Laura Stevenson.
Tutto molto poppy e sempre super piacevole. Ma - come già dicevamo quattro anni fa - i Sweet Nobody il meglio in realtà lo danno quando ritornano a spingere sui pedali delle chitarre e alzano i ritmi (Could You Be The One).

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