12 novembre 2025

Silk Cuts - Tell Me It's Not True ALBUM REVIEW


Non ho idea se ci sia in corso una vera onda di revival di indie pop originario nella scena europea e americana (ne sono certo invece per l'estremo oriente), però è un fatto che c'è in giro un fiorire di band che emergono magari da piccole scene locali e vanno in gire a spargere i semi di un genere che in verità non è mai tramontato.
E' senz'altro il caso dei Silk Cuts, che sono basati nella piccola ma vivacissima Exeter ed esordiscono oggi con un album che è davvero un piccolo grande prodigio!

Il retroterra del trio inglese è senz'altro lo stesso di band contemporanee che da queste parti amiamo come Jeanines, Jetstream Pony o Chime School, ovvero la galassia di band che tra fine Ottanta e primi Novanta si muoveva fra Creation, Postcard, Sarah e K Records e ha scritto la storia dell'indie pop firmandola con il suono artigianale delle proprie chitarre scampanellanti.

A ben vedere però i Silk Cuts non sembrano affatto un gruppo derivativo o nostalgico, anzi. I dodici episodi di Tell Me It's Not True mostrano che i tre di Exeter, che evidentemente non sono proprio di primo pelo, possiedono capacità di scrittura, sensibilità e talento da vendere, variando atmosfere e ritmo con grande naturalezza e infilando pezzi di straordinaria piacevolezza uno dopo l'altro senza soluzione di continuità. 

Il risultato - a sorpresa, ma è veramente una bella sorpresa - non può che essere uno dei dischi indie pop più belli, frizzanti e coinvolgenti dell'anno (e non solo di quest'anno). Da Secrets in giù in ogni pezzo è senz'altro facile sentire ricordi di Pastels, Shop Assistants, Comet Gain, Field Mice, Talulah Gosh, Teenage Fanclub, i primi Belle & Sebastian, i Proctors (e la lista potrebbe allungarsi quasi all'infinito), ma non è questo il punto con i Silk Cuts. 

Il punto è che i nostri - restando in un territorio assolutamente artigianale dove non è previsto alcun abbellimento produttivo - sono capaci di creare canzoni che si imprimono subito in testa ed hanno una fluidità narrativa che, in questo caso, non ha facili paragoni. 

Pezzi come l'adorabile Virginia, Southend, Said Too Much o Foxes (che è il capolavoro dell'album a mio parere) costruiscono melodicamente su una trama che è sempre e programmaticamente jangly e, di volta in volta, spinge di più sul pedale dell'essenzialità oppure sull'armonia delle voci maschile/femminile, o ancora su alcuni splendidi e sognanti inserti di archi. Episodio dopo episodio, da un lato è come scartare ogni volta una caramella dal gusto diverso e sorprendente (l'arrangiamento floreale ed elegantissimo di Sisters è un ottimo esempio), e dall'altro è come fare un salto all'indietro in un'epoca della musica britannica - tra l'era twee pop e l'avvento del brit pop - in cui nei locali di periferia era pieno di band che facevano canzoni intelligenti armate solo di chitarra basso e batteria. Tanto che, davanti alla delicatezza infinita (e parecchio commovente) di The Deseted Village, sembra davvero di rivivere lo spirito degli Another Sunny Day, dei Blueboy, degli Aberdeen. 

Insomma, nello spazio ampio dei dodici pezzi del loro primo album i Silk Cuts dipingono un mondo meravigliosamente retrò e insieme freschissimo, sorridente e coinvolgente, in grado di spargere intorno entusiasmo a piene mani un po' come facevano gli Allo Darlin (impossibile stare fermi con il jangly travolgente della conclusiva Superia). 

Ecco, se mi chiedete una band di cui innamorarsi al primo ascolto e di cui diventare immediatamente fans, i Silk Cuts sono l'esempio perfetto. Tell Me It's Not True è una scatola magica che non vorresti mai chiudere e in cui trovi sempre qualcosa di bello e di nuovo.

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