18 ottobre 2025

Massage - Coaster ALBUM REVIEW


"Siamo stati etichettati come jangle pop e incasellati come fog pop. Noi ci definiamo ancora college rock. Ma in realtà non rientriamo in nessuna definizione. Siamo un gruppo pop, chiaro e semplice. Non vogliamo ricordare altre band. Vogliamo semplicemente scrivere canzoni che non riuscirete a scrollarvi di dosso". 

Così dice Andrew Romano, anima insieme ad Alex Naidus dei Massage, giusto per chiarire fin da subito come la band basata a Los Angeles  abbia inteso il proprio terzo album come quello volutamente più immediato e "facile" della sua carriera. 

Fin dagli esordi - e nonostante quello che si può pensare in superficie - i Massage non nascono come evoluzione dei Pains of Being Pure At Heart (Naidus ne è stato membro fondatore) ma come progetto jangle pop "tra amici" di Alex ed Andrew: un progetto che porta in profondità le impronte delle loro passioni musicali e che si è allargato a Gabrielle Ferrer (che è la cognata di Romano), Natalie de Almeida (la ragazza di Naidus) e David Rager. 

Dopo un esordio fatto di elettricità e miele che già mostrava la potenzialità enorme del gruppo, il seguito Still Life già segnava la rotta che i Massage stanno coerentemente tenendo tuttora: da una dimensione poco più che lo-fi ad una produzione elegantemente essenziale, da canzoni che avevano ancora spigoli indie ad una apertura pop che vuole essere programmaticamente luminosa. 

Può apparire strano definire Coaster il disco della maturità dei Massage, visto e considerato che si tratta di cinque musicisti che di strada sotto le scarpe ne hanno macinata tanta, ma in qualche modo è davvero così: è pieno di canzoni che per forza risentono delle traversie, belle e brutte, di persone che hanno quarant'anni e che usano la loro musica per ritrovare la freschezza dei vent'anni - una freschezza che è connaturata all'indie pop stesso. 

Se prendete No North Star, la canzone che apre Coaster, vi imbatterete proprio nella sorridente, trascinante, cristallina freschezza di cui parlavamo: le chitarre scampanellano con gioioso dinamismo, le voci maschile e femminile si compenetrano in totale armonia, il ritornello è così catchy che è impossibile non ritrovarsi a canticchiarlo al primo ascolto. 

Daffy Duck, che secondo la band potrebbe essere il loro singolo più commerciale, si apre con quel passo alla New Order a cui ci hanno abituati fin dagli inizi e poi si fa così giocoso nel ritornello da sembrare quasi sfrontato. 

Ma è davvero il mood generale a caratterizzare questo terzo lavoro dei cinque di Los Angeles: un'atmosfera di brillante leggerezza e quieta dolcezza alla Teenage Fanclub che pervade ogni episodio del disco, dal romanticismo quasi commovente di When You Go alla suggestiva immersione quasi dream pop di We're Existential, dalla scintillante rotondità jangly di Whitout Your Love alla macchina del tempo targata Sarah Records di Perrots of Rome, fino al lungo soffice caldo abbraccio della sognante After All

Coaster è in definitiva un album di solida coerenza stilistica e mostra ancora una volta, se ancora ce ne fosse bisogno, la capacità di scrivere e confezionare canzoni pop (perchè questo è l'intento) dei Massage. Ma mostra anche quanto le canzoni stesse possano avere un potere per così dire curativo e catartico, in grado di sollevare chi le suona chi le ascolta dalle noie della contingenza e dare quella sensazione inspiegabile ma tangibilissima che "tutto andrà bene". 

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