Still Life è il secondo album della band basata a Los Angeles, e se già Oh Boy era una gran cosa, qui andiamo ancora oltre. Già con le prime vigorose pennellate di chitarra post punk di Half A Feeling personalmente sono sobbalzato sulla sedia. Con la successiva Made Of Moods, scintillante di una grazia crepuscolare a atemporale profumata di Sarah Records, ho già capito di essere davanti a un disco straordinario.
Disco che prosegue infatti luminosissimo con una carezza alla Belle & Sebastian come Sticks & Stones, il jangly floreale di Until, quello alla R.E.M. di 10 & 2, dove ritroviamo al centro la bella voce di Gabi Ferrer e il carillon Byrdsiano di I'm A Crusader. Giusto per descrivere solo la prima metà di un album che nella seconda continua davvero a brillare di luce propria, inseguendo (e raggiungendo) un'idea di "perfect indie pop song" di prodigiosa leggerezza, dove le chitarre scampanellano inesorabili e le voci si intrecciano armoniose: citiamo tra i vari episodi le raffinate tracce NewOrderiane di In Gray & Blue, la sbarazzina freschezza alla Heavenly di Michael Is My Girlfriend, la totale piacevolezza appena uptempo di Anna.
Rispetto al primo lavoro, i Massage attenuano quindi in modo deciso l'elettricità che era il carburante sonoro dei Pains e che affiorava ancora in Oh Boy, lavorando su un tessuto sonoro e melodico di coloratissima delicatezza e regalandoci in definitiva l'album jangle pop dell'anno.
Imperdibile.
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