14 luglio 2021

Massage - Still Life ALBUM REVIEW

Chi segue questo sito da un po' di tempo saprà senz'altro che sono stato un fan accanito e quasi maniacale dei The Pains Of Beeing Pure At Heart, più o meno lungo tutta la loro breve ed accidentata carriera. Del recente album di Kip Berman, che dei Pains era il leader carismatico, non ho volutamente parlato perché non ho francamente capito in che direzione stia andando. Per fortuna c'è anche Alex Naidus - che nella band di Brooklyn si notava magari poco ma non era meno fondamentale - che da un paio d'anni ha fondato insieme ad Andrew Romano i Massage e porta avanti - a suo modo - il filone dei Pains. 
Still Life è il secondo album della band basata a Los Angeles, e se già Oh Boy era una gran cosa, qui andiamo ancora oltre. Già con le prime vigorose pennellate di chitarra post punk di Half A Feeling personalmente sono sobbalzato sulla sedia. Con la successiva Made Of Moods, scintillante di una grazia crepuscolare a atemporale profumata di Sarah Records, ho già capito di essere davanti a un  disco straordinario. 
Disco che prosegue infatti luminosissimo con una carezza alla Belle & Sebastian come Sticks & Stones, il jangly floreale di Until, quello alla R.E.M. di 10 & 2, dove ritroviamo al centro la bella voce di Gabi Ferrer e il carillon Byrdsiano di I'm A Crusader. Giusto per descrivere solo la prima metà di un album che nella seconda continua davvero a brillare di luce propria, inseguendo (e raggiungendo) un'idea di "perfect indie pop song" di prodigiosa leggerezza, dove le chitarre scampanellano inesorabili e le voci si intrecciano armoniose: citiamo tra i vari episodi le raffinate tracce NewOrderiane di In Gray & Blue, la sbarazzina freschezza alla Heavenly di Michael Is My Girlfriend, la totale piacevolezza appena uptempo di Anna. 
Rispetto al primo lavoro, i Massage attenuano quindi in modo deciso l'elettricità che era il carburante sonoro dei Pains e che affiorava ancora in Oh Boy, lavorando su un tessuto sonoro e melodico di coloratissima delicatezza e regalandoci in definitiva l'album jangle pop dell'anno.
Imperdibile. 

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