I motifs fanno parte di quel frizzante vigoroso movimento indie pop di Singapore che da anni spedisce nel mondo band di grandissimo talento, dai Subsonic Eye ai Blush, accomunate da un amore per i paesaggi sonici vasti e le chitarre sfrigolanti.
Nel caso del gruppo di Elspeth Ong, le chitarre sono davvero i pilastri gotici di un'architettura che spinge sempre verso l'alto (il titolo dell'ep è emblematico in questo senso), realizzando quella che può sembrare una versione shoegaze del dream pop malinconico e corrusco dei Bleach Lab. Nella distesa dimensione di quasi ogni pezzo (Maybe In Another Dream viaggia verso i 7 minuti), i motifs hanno infatti l'ambizione di essere molte cose allo stesso tempo: eterei e rudi, sognanti e disturbanti, senza perdere però mai dalle mani una programmatica barra melodica che conduce ogni episodio in porto con grande facilità.
Bello, suggestivo, potente.
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