22 ottobre 2025

Motifs - If This House Was Bigger EP REVIEW

Ne hanno fatta di strada i motifs dalla natia Singapore fino ai mitici studi islandesi Sandlaugin per registrare i quattro pezzi di questo loro ep. D'altra la band asiatica è abituata a farne di strada (nella sua breve ma determinata carriera ha suonato ovunque) e l'idea di andare a costruire le proprie canzoni nel luogo dove l'hanno fatto i Sigur Ros deve essere stata un traino eccezionale.

I motifs fanno parte di quel frizzante vigoroso movimento indie pop di Singapore che da anni spedisce nel mondo band di grandissimo talento, dai Subsonic Eye ai Blush, accomunate da un amore per i paesaggi sonici vasti e le chitarre sfrigolanti. 

Nel caso del gruppo di Elspeth Ong, le chitarre sono davvero i pilastri gotici di un'architettura che spinge sempre verso l'alto (il titolo dell'ep è emblematico in questo senso), realizzando quella che può sembrare una versione shoegaze del dream pop malinconico e corrusco dei Bleach Lab. Nella distesa dimensione di quasi ogni pezzo (Maybe In Another Dream viaggia verso i 7 minuti), i motifs hanno infatti l'ambizione di essere molte cose allo stesso tempo: eterei e rudi, sognanti e disturbanti, senza perdere però mai dalle mani una programmatica barra melodica che conduce ogni episodio in porto con grande facilità. 

Bello, suggestivo, potente. 

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