Originari di Brighton, Andrew e Jane Craig, che sono marito e moglie ed hanno una notevole esperienza alle spalle, pubblicano musica come Dreamcoaster fin dal 2018 e nel 2019 hanno anche pubblicato un ottimo album di debutto, intitolato Nothing's Ever Finished, che già definiva in modo inequivocabile la dedizione dei due musicisti inglesi per le origini del dream pop (Lush, Cocteau Twins, Ride...) e al contempo per la tradizione indie pop dal C86 in giù, ibridando i due rami in modo intelligente e a dir poco efficace.
Da allora Andrew e Jane hanno prodotto diversi singoli ed ep, di cui abbiamo parlato volentieri da queste parti, e questo Imaginary Reflections è il loro secondo album.
Il dna melodico dei Dreamcoaster non è in fondo così diverso da band come i Jetstream Pony: melodie rotonde e di grande piacevolezza che, per l'appunto, affondano le radici nell'epoca d'oro, cantate con una voce femminile di spontanea immediatezza che può ricordare lo stile di Beth Arzy dei Luxembourg Signal.
Quello che caratterizza il duo di Brighton è la loro innata capacità di essere enormemente catchy e di infilare la loro potente immediatezza in un impianto sonoro che - come canone dream pop vuole - sovrappone le chitarre e le innalza sul fondale in modo equilibratissimo, mettendo insieme dolcezza ed elettricità con spirito di artigianale essenzialità.
Gli otto ampi pezzi di Imaginary Reflections superano in modo inequivocabile quelli degli esordi e riescono davvero ovunque ad essere vigorosi ed orecchiabili, piazzando uno dietro l'altro senza soluzione di continuità una serie di canzoni che ti si incollano addosso già al primo ascolto (Don't Lie To Me) e che dipingono paesaggi sonori a tratti maestosi (Promise You'll Be There). Con in più un piccolo capolavoro super-pop come End Of The Rainbow, che mette i Dreamcoaster assolutamente alla pari dei loro modelli degli anni '80 e '90.
Senza dubbio alcuno uno dei dischi indispensabili del 2025.
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