18 settembre 2024

Young Scum - Lighter Blue ALBUM REVIEW

Che cos'è il jangly pop? Ve lo spiegano in modo chiaro e quasi disarmante gli Young Scum. Mettete Lighter Blue, il primo pezzo dell'album che porta lo stesso nome, e premete play. Verrete gioiosamente abbracciati e piacevolmente trascinati via da una frizzante marea di 12 corde scampanellanti, da una ritmica midtempo che vi invita ad alzare il sedere dalla sedia e da una melodia di fresca, sorridente immediatezza. 

Il jangly pop è questa cosa qui, niente di più o niente di meno. Poi, certo, lo potrete scovare in cento declinazioni differenti, annacquato dentro altre influenze di tutti i tipi, e di band a cui affibbiamo questa etichetta ne trovate a decine in questo sito, tutte validissime. Ma se volete sorseggiare un vero e delizioso distillato del genere, in purezza, profumato di sole, dolce come zucchero filato e frizzante come una lattina di soda gelata, è al gruppo di Richmond, Virginia che vi dovete rivolgere.

E' passato talmente tanto tempo - sei anni: perchè!? - dall'album d'esordio di Chris Smith e compagni, che quasi ci eravamo dimenticati di quanto fossero bravi, e allora questo Lighter Blue con i suoi undici scintillanti episodi è doppiamente una festa. Innanzitutto perché abbiamo ritrovato una band la cui timidezza è direttamente proporzionale al talento, e poi perché se c'è una cosa in cui gli Young Scum sono bravissimi, è tenere nascosti i propri modelli (tanti, dai REM ai Teenage Fanclub passando per i Bats e i Lemonheads) senza esibire alcuna particolare somiglianza. 

Lighter Blue è l'infallibile cartina di tornasole della formidabile capacità dei quattro di costruire canzoni intelligenti ed energetiche, che qui corrono l'una dietro l'altra come vagoni di un rapidissimo e sferragliante treno guitar pop. Difficile segnalare un pezzo migliore dell'altro (io premio Velvet Crush, ma per puro gusto personale): qui siamo davanti a una collezione di piccole grandi perle super compatta e priva di un solo secondo morto. D'altra parte la ricetta trovata dagli Young Scum non cambia e funziona sempre a meraviglia: un ritmo gentilmente incalzante, un intreccio sapiente di chitarre che sa esaltare sia il lato scampanellante che quello più fragoroso, e poi il più classico degli schemi strofa-coro a cui le voci si appoggiano con naturalezza. 

Se questo secondo sospirassimo album della band virginiana fosse uscito a giugno non avremmo esitato un attimo a incoronarlo come disco dell'estate. Arriva invece ad illuminare l'inizio dell'autunno, e non possiamo che ringraziarli ed ascoltarlo a ripetizione! 

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