13 agosto 2024

Ferri-Chrome - Under This Cherry Tree ALBUM REVIEW


Sempre più spesso ultimamente mi capita di ascoltare band provenienti dall'estremo oriente (giusto di recente abbiamo parlato del monumentale album degli Stomp Talk Modstone e del twee pop dei Cinéma Lumière, ma abbiamo lodato volentieri anche i Coming Up Roses e i Moon In June, senza contare un pezzo da novanta come i Say Sue Me). Il dato comune fra tanti gruppi che in realtà appartengono a culture diverse - Giappone, Filippine, Indonesia, Corea... - a me sembra risiedere in una appassionata, entusiastica, a tratti quasi ingenua adesione ad un'idea di guitar pop programmaticamente catchy, gentile e luminoso. Insomma, che si tratti di uno stile più votato allo shoegazing oppure all'essenzialità del trio chitarra basso batteria, si respira davvero un'aria diversa in tante produzioni indie asiatiche. Un'aria libera e leggera, che non si preoccupa di nulla se non di essere fresca, elettrica e cantabile. 

Una lunga e forse non necessaria introduzione per anticipare che Under This Cherry Tree, terzo disco dei giapponesi Ferri-Chrome, potrebbe essere tranquillamente l'album dell'anno. 

Della band non so molto se non che si tratta di un quartetto e che alcuni membri hanno suonato (e suonano) in altri gruppi storici della nutrita scena dream pop nipponica (io conosco i Boyish, i Mica Flakes e i Sunnychar), il che mi porta a pensare che non si tratti precisamente di ragazzini alle prime armi ma di musicisti che maneggiano il genere con una estrema sicurezza. La Testcard Records ha già publicato due lavori del gruppo: un EP intitolato From A Window nel 2020 e un LP intitolato Dazzling Azure nel 2022, che vi consiglio di recuperare. 

Cosa e come suonano i Ferri-Chrome? Dream pop. In purezza. Lo stesso dei Night Flowers, per intenderci, tanto che - almeno idealmente - mi pare che si possa dire che i giapponesi riprendano bene il lavoro della band inglese, attenuandone la mancanza per noi fan (l'ultimo disco è del '19 ormai). 

Se prendete i primi due pezzi - The River Runs Slowly e Solar Winds - avrete già una perfetta inquadratura di cosa i Ferri-Chrome sono da sempre bravissimi a fare: ovvero quel guitar pop frizzante e appena sfrigolante che rimanda alla lontana alle cose più immediate e sornione dei Ride. Con Transparent Silk c'è però un passo ulteriore verso un power pop che è davvero tutto melodia, quattro quarti sparati, synth quasi ruffiani e che gioca con trascinante allegria a restare in bilico sulle righe. Appena prima di un colpo di genio come la cover elettrica e travolgente di September's Not So Far Away dei maestri Field Mice, che indica in modo consapevole le radici stilistiche dell'intero genere e fotografa i Ferri-Chrome nella loro posa più azzeccata. Vale l'intero album, in un disco che è pure pieno di cose veramente belle e che non ti molla per un secondo fuori dai suoi paesaggi catchy e in piena luce.

Another Space Time in questo senso è - con la sua progressione scampanellante, con la sua sfrontatezza pop, con le sue splendide armonie vocali - una dichiarazione chiara di quanto la band ami alla follia essere immediata, rotonda e orecchiabile in ogni singola nota. Mentre Under This Cherry Tree spinge, se possibile, sul pedale di una dolcezza ancora più sognante, riservando al finale un'impennata di elettricità scenografica. L'album vive di queste due attitudini che si alternano e in definitiva si intersecano. Il discorso infatti è lo stesso per le successive Platinum e Starlight Starlight (quest'ultima una cover degli Exlovers, un gruppo da riscoprire) che alzano leggermente i giri, per poi tornare nella dimensione più morbida e scampanellante di Sometimes Live At Will, l'episodio dove l'alternanza delle voci maschile e femminile riesce con più efficacia. E per i due numeri che chiudono il lotto: la più aggressiva Coastline (che pare un pezzo degli Ash) e l'avvolgente e serenamente romantica Farewell

Insomma, tutto funziona a meraviglia negli undici pezzi che i Ferri-Chrome hanno collezionato per il loro secondo album: tutto risplende di una luce tiepida e meridiana, primaverile nell'anima e teneramente (post)adolescenziale. Un po' nel mood dei primissimi Pains Of Being Pure At Heart, ma in modo più diretto e davvero privo di ombre. Con una forza comunicativa delicata e muscolare al tempo stesso.  

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