Amber Strawbridge ha deciso di celarsi dietro questo nome già da alcuni anni - era poco più che diciottenne - producendo una serie di singoli e un ep che fin da subito ne hanno messo in luce un notevole talento di scrittura e al contempo una sorprendente perizia tecnica, considerando che si tratta di una polistrumentista autodidatta.
L'album che esce oggi - ottimamente prodotto da Alex Greaves, già dietro la consolle per BDRMM - è davvero un gioiello di indie pop cantautorale e riflette una maturità artistica già perfettamente compiuta.
Nelle canzoni della musicista di Leeds il perno centrale sembra sempre corrispondere con uno scavo intimo di pensosa profondità (significativo che ci siano pezzi intitolati Inhibitions o Imposter Syndrome), ma intorno gira sempre una catartica giostra di luci e ombre che si esprime attraverso una costante gentilezza melodica, delle chitarre di liquida piacevolezza che sanno sempre spingere sul distorsero al momento opportuno, e un uso ampio elegante ed equilibrato dei synth. Il risultato complessivo è questo mood morbido e avvolgente, a tratti quasi ipnotico ( ad esempio il lungo finale di Don't Do Anything Stupid o l'immersione psichedelica di Hide & Seek), che caratterizza l'intero album e che è il tratto distintivo dello stile personale di Bored At My Grandmas House.
Le tangenze con artiste/band come Bathe Alone o Bleach Lab ci sono senz'altro, ma in verità Amber sta percorrendo una sua strada piuttosto originale, a suo modo pop, certo, ma anche intrisa di una timida delicatezza che riporta sempre tutto alla originaria e programmatica dimensione "da cameretta" del suo progetto musicale.
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