23 febbraio 2024

The BV's - Taking Pictures Of Taking Pictures ALBUM REVIEW

Sono passati ben cinque anni da quando usciva Cartography, il secondo album dei The BV's, e sette anni dal loro notevolissimo esordio Speaking From A Distance. Per molto tempo Josh Turner e Frederik Jehle, i due motori della band, hanno in realtà lavorato a distanza, tra la Cornovaglia e la Germania, e nonostante ciò il fatto che non convivessero nella stessa città ha prodotto un'unità d'intenti artistici perfettamente definita.

Dal 2022 Josh ha infine raggiunto Frederik ad Augsburg, e finalmente i BV's condividono anche lo stesso cielo, oltre al loro amore sconfinato per il post punk, il C86, la Sarah Records, la Flying Nun e tutto quel meraviglioso mondo dell'indie pop originario. 

Taking Pictures Of Taking Pictures (titolo concettuale, copertina che cita Unknown Pleasures smussandone gli angoli) è - lo dichiariamo subito - non solo il loro disco più maturo, ma un piccolo capolavoro di genere destinato a imprimere senza dubbio il nome del duo anglo-tedesco nel novero degli album migliori dell'anno appena iniziato.

Abbiamo spesso parlato dei BV's come di un gruppo nostalgico o addirittura filologico nell'affrontare i modelli degli '80 e '90 che hanno sempre evidentemente nel mirino. Tuttavia, davanti all'eclettico splendore di queste nuove dieci canzoni, sarebbe davvero un insulto per Josh e Fred insistere su questo punto e non sottolineare invece la loro straordinaria capacità di far vibrare di vita il loro guitar pop, pure in una essenziale e programmatica economia di mezzi.

Clipping, il pezzo che apre l'album, è già pura perfezione jangly in tre minuti canonici, una perla di radiosa semplicità che va a raccogliere le cose più zuccherose dei Bats e dei Pains Of Being Pure At Heart e le fonde nella stessa caramella. 

Con I Can't Stand The Rain siamo in una uggiosa domenica mattina d'inverno, ma tutto è illuminato da una chitarra scampanellante e da una melodia circolare che ricorda l'algida delicatezza dei Field Mice. 

L'omaggio ai Cure di Warp è talmente evidente nel carillon delle chitarre, che ti aspetti veramente che parta Pictures Of You (sospetto una tangenza con la tematica fotografica di tutto l'album), e invece è proprio uno di quei pezzi tipici dei The BV's, eterei nella loro luce di alba un po' scandinava (non so perché ma mi ha evocato subito gli Acid House Kings). Che meraviglia! 

Anything, con le sue liriche in tedesco, la voce notturna, il synth che tutto avvolge, il suo lento ma inesorabile crescendo ipnotico che si fa denso e mesmerico, va ad utilizzare in modo intelligente e delicatissimo le ascendenze krautrock che da sempre la band infila qua e là, e riesce a metterle magicamente in risonanza tanto con lo shoegaze umanistico degli Slowdive, quanto con l'indie pop di miele dei Blueboy. Brividi dall'inizio alla fine! 

Brividi che continuano poi nel lungo strumentale Kleber, che segue senza soluzione di continuità. 

Taking Pictures Of Taking Pictures, cuore dell'intero album, sboccia come un fiore primaverile da un prato di trame jangly, soffice e fragile nella sua dimensione di ballata d'amore a lume di candela (all of my life i have wanted to be close to you ripetono le liriche in modo ossessivo) . Poi a metà sorpresa: il giro cambia e si apre in un ritornello cantilenante e straniante. 

Sundays ha la grazia sorniona dei Go-Betweens: quella stessa aria un po' obliqua e insieme terribilmente leggera e catchy. E' il momento più rilassato del disco. Siamo dalle parti dei migliori Allo Darlin', specialmente nella lunga scintillante coda di cometa finale. 

Breakdown è un saggio di post punk in purezza, spruzzato di ironia (I had a brekdown in a autobahn, I had a breakdown in the service area, I had a breakdown in Bavaria...), incalzante e piacevolmente dissonante. 

Blue / Golden Sunshine attraversa un paesaggio dream pop indorato da una luce crepuscolare che potrebbe essere la stessa delle canzoni di Hazel English. E ti coccola cullandoti in un caldo abbraccio jangly e indicando il cielo blu, che è lì, proprio sopra di te mentre stai ascoltando.  

D../ infine ci lascia liberi di vagare in un territorio che è di nuovo psichedelico, così come sembrano liberi la chitarra, il basso, il synth e la batteria di dialogare e trovare l'armonia poco alla volta, in una session che evoca lo spirito guida dei Joy Division. 

Questi tutti gli episodi dell'album, che è in definitiva un tripudio di equilibrio, di idee grandi e piccole ma sempre brillanti, di immersioni ed emersioni, di luci baluginanti e ombre, di eccezionale immediatezza dove non te la aspettavi e di sapiente sperimentazione, di pulizia formale immacolata. In poche parole, un album di sfavillante bellezza. 

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