22 settembre 2023

Castlebeat - Nothing EP REVIEW

Cantante, multistrumentista, animatore insieme alla moglie della Spirit Goth Records (giusto qualche giorno fa il matrimonio: auguri!), Josh Hwang è da anni una figura chiave per la scena post punk americana. Con il suo progetto Castlebeat ha sperimentato vie diverse per il genere di cui è innamorato, muovendosi sempre ad alti livelli tra dream pop e un indie più spigoloso, mettendo insieme e alternando di volta in volta chitarre più o meno acide e synth nostalgici degli anni Ottanta.

Con questo nuovo - in verità davvero inatteso - ep, Josh prosegue nel suo lavoro come one man band e sforna un prodotto piuttosto diverso rispetto a quel Half Life che ci aveva fatto sobbalzare sulla sedia per quanto era elegantemente completo e complesso. I sei pezzi di Nothing non possiedono la leggerezza quasi sbarazzina del disco del '22, ma si scavano da subito una traccia profonda in un orizzonte post punk da un lato più scabro, elettrico, oscuro, marziale nelle ritmiche ed essenziale, dall'altro impregnato di un'aria lisergica che dilata i suoni delle chitarre rendendole densamente liquide, in una dimensione che potremmo definire "dreamgaze". 

I sei pezzi in verità possiedono una grande coerenza stilistica e si assomigliano un po': ritmo upbeat gentilmente ansiogeno (Joy Division e New Order sono sempre dentro il quadro nella musica di Hwang, così come i Cure e Jesus & Mary Chain), voce filtrata, chitarre abilmente annodate (è da sempre il marchio di fabbrica di Castlebeat), melodie sognanti e inquiete al tempo stesso. Grow, a mio parere, l'episodio meglio riuscito, insieme alla conclusiva ampia e sottilmente psichedelica Sunlife, che sembra venire direttamente dai primi Primal Scream. 

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