Diciamo subito che Christina Lessiak e i suoi compagni non hanno paura di viaggiare sempre con leggerezza appena sopra le righe, ma lo fanno con un'abilità tale e con uno spirito così libero da mostrare un'eleganza pop che pochi possono vantare, sfoggiando i vestiti variopinti di un guitar pop
Nell'album - che è il secondo dei Crush, distante 5 anni dal precedente - ci sono ovviamente canzoni di grandissima forza: The Rush, che è la testa d'ariete del disco, gioiosamente uptempo e sfrontata come un singolo delle Bangles; Great Unknown, che sembra scritta sul margine dello spartito di Friday I'm In Love dei Cure ma poi prende una strada completamente diversa; Speed Of Light e Just Work No Play, che sono gli episodi più canonicamente indie pop del lotto e spingono sul pedale catchyness a tutto gas; Where Flowers Grow, che sta a metà fra i Cardigans e i The School e definisce bene il mondo dei Crush, sospeso fra le chitarre dei '90, i synth degli '80, la ruffiana raffinatezza del pop radiofonico dei '70 (ecco gli ABBA) e l'anima soul dei girl groups dei '60.
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