19 novembre 2022

Field School - When Summer Comes ALBUM REVIEW

Tutto cominciò nel 1982, quando il frontman dei Beat Happening Calvin Johnson fondò la K Records a Olympia, Washington, diventando il più fervido hub di creazione e distribuzione del primo indie americano (ed europeo, che era selezionato qui e prodotto in cassette) della West Coast. 

A Olympia - siamo nei dintorni della piovosa Seattle - nasceva più o meno in quel torno di anni anche Charles Bert, che all'inizio degli anni '00 si mise insieme ad alcuni amici appassionati proprio dei dischi della K e battezzò la sua nuova band Math & Physics Club, iniziando la piccola grande storia (per nulla terminata) di uno dei gruppi fondamentali del jangle pop americano. 

Bloccato nella solitudine casalinga dalle restrizioni pandemiche, Bert ha cominciato quasi per gioco a registrare pezzi nuovi suonando ogni strumento di cui aveva bisogno. E' la genesi di questo progetto sostanzialmente solista chiamato Field School, che ha fruttato diversi EP nei mesi passati e che è arrivato finalmente all'album - bizzarra la definizione, vista la ventennale carriera di Charles - di debutto. 

I dodici pezzi raccolti in questo When Summer Comes sembrano raccogliere in un guscio di noce l'anima profonda dell'indie pop dei M&PC: la placida malinconia delle melodie, la gentilezza twee mescolata in modo perfettamente equilibrato al suono leggermente sporco e sempre scampanellante delle chitarre, una studiata essenzialità artigianale che è la stessa del nostro amato Glenn Donaldson (The Reds Pinks & Purples) ed un'attitudine sempre luminosa che ricorda i primissimi Belle & Sebastian e certe perle dei Magnetic Fields. 

Canzoni quasi nude nella loro ricercata semplicità, che riescono con pochi mezzi ad emozionare (ne cito solo una tra tante, If You See Me Around Just Act Like You Didn't, che è un gioiellino senza tempo).

Un disco che è un tesoretto prezioso di cose belle, depositarie di un'intera tradizione di indie pop.


Nessun commento: