15 novembre 2022

Smut - How The Light Felt ALBUM REVIEW

Ascoltando Soft Engine, il pezzo che apre l'album  degli Smut, ho avuto l'impressione (piacevolissima) di trovarmi davanti a una di quelle canzoni pop dinoccolate, avvolgenti e torrenziali di cui erano capaci trent'anni fa i Ride. Tanto è bastato per inoltrarmi nel resto del disco e innamorarmi di questa band basata a Chicago che non avevo mai sentito nominare, nonostante abbia già pubblicato diverse cose e sia attiva da diversi anni.

Quasi tutti gli episodi possiedono un luminoso dinamismo midtempo, che scorre fluido su chitarre jangly, elettricità di misurato equilibrio e melodie di delicata immediatezza, che delineano un'idea decisamente accessibile di dream pop non dissimile da quella di band come i Night Flowers o - per rimanere alla stretta attualità - i Bleach Lab, i Tallies, i Say Sue Me. 

Pezzi di grande apertura come After Silver Leaves, Let Me Hate, Believe You Me, Janeway, Person Of Interest, possiedono una brillante e rotonda morbidezza in grado di sovrapporre istanze indie decisamente figlie dei '90 (soprattutto britannici) ad un'attitudine che è pianamente pop e a tratti quasi twee,  che la graziosa voce di Tay Roebuck valorizza a pieno. 

Nessun commento: