Comincerei con una nota a margine: Color Theory - il secondo lavoro di Soccer Mommy - è il disco che stavo ascoltando di più quando all'improvviso è scoppiata la pandemia, nel marzo del '20. Era un album che conteneva insieme un radicato senso di inquietudine e anche un prepotente slancio vitale nella sua elettrica e accogliente morbidezza. Giusto per dire che la musica di Sophie Allison è stata, almeno per me, un genere di conforto cui sono emotivamente legato.
Scrivevo all'epoca che Soccer Mommy meritava di stare nell'Olimpo del cantautorato americano attuale, non essendoci ancora. A distanza di due anni, e con il successo di critica e pubblico di quel disco che citavo, è indispensabile considerare quanta strada abbia percorso Sophie dalle sue prime cose (aveva forse diciott'anni, forse nemmeno) a questo Sometimes, Forever, che arriva già con tutti i possibili riflettori puntati addosso.
Se ci limitiamo a Bones, il pezzo che apre il disco in maniera piuttosto convenzionale (non è una critica eh, anzi), sembrerebbe quasi che lo stile di Soccer Mommy non sia cambiato di una virgola rispetto al passato: la gentilezza della voce e della melodia che si apre come un fiore nel ritornello, le chitarre di gusto nineties che prima contrappuntano e poi si dilatano nel finale, è tutto quello che abbiamo amato di Sophie Allison fin dagli esordi.
Già il carillon elettronico che ci accoglie all'inizio della successiva With U è una piccola (piacevole) novità, ma il crescendo arioso e sottilmente malinconico che scorre verso il chorus è un'altro marchio di fabbrica di SM e non può che metterci ancora a nostro agio.
Quello ci aspetta nel resto dell'album però è un salto in un territorio decisamente sconosciuto e talvolta piuttosto oscuro e i ritmi franti e torrenziali di Unholy Affliction sono il primo segnale evidente che Sophie ha voluto far evolvere la sua musica in direzioni diverse e non facili.
La mano del produttore Daniel Lopatin (uno che ha un curriculum di prima classe e da sempre sperimenta con l'elettronica) comincia a farsi sentire a partire da qui ed affiora spesso negli altri episodi del disco, specialmente in un'idea di costruzione e decostruzione delle canzoni a livello ritmico e sonoro che funziona soprattutto dove conserva quella tenera intensità emotiva che è il cuore stilistico di SM, lasciandola al centro del quadro senza snaturarla. Ecco allora che, parere personale, il cantilenante impressionismo di newdemo trova un abito perfetto in un ipnotico mare di synth e chitarra acustica, così come la complessità di Following Eyes si rigira con sorniona abilità l'ascoltatore tra le mani, spiazzandolo con una riuscita dialettica tra oscurità e luce, mentre dall'altro lato la ambiziosa Darkness Forever va a giocare sul campo di Billie Eilish con mosse formalmente perfette (la critica la adorerà) ma un po' senz'anima.
Poi, intendiamoci, il talento di scrittura di Sophie Allison è così brillante che la sua forza esce sempre e comunque, e un pezzo di elettrica leggerezza dream pop come Don't Ask Me arriva come una boccata d'aria salutare e indispensabile. E' (con quasi tutta la seconda parte del disco) il momento più luminoso dell'album, che scivola con scintillante morbidezza nella splendida e delicata Fire In The Driveway e trova finalmente il coraggio di spingere sul pedale della catchyness nella più canonica Feel It All The Time, prima di tornare a sognare in cameretta con la emozionante fragilità di Still.
Sometimes, Forever vuole essere in definitiva - inutile nasconderlo - il disco della consacrazione per Soccer Mommy. Una consacrazione che, sul lato critico, arriverà senz'altro e darà ragione ad uno sforzo di scrittura e di produzione di grandissimo livello.
Dal punto di vista puramente personale, io rimango molto affezionato all'elegante semplicità di Clean e al misurato eclettismo di Color Theory e trovo il nuovo album - pur in presenza di molti episodi di oggettiva bellezza - di più difficile digestione, ma forse è solo questione di tempo.
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