26 giugno 2022

Hazel English - Summer Nights EP REVIEW

Può darsi che Wake Up!, uscito un paio d'anni fa, sia stato considerato da molti un mezzo passo falso per Hazel English: un tentativo troppo ambizioso di fare qualcosa di diverso dal dream pop etereo e mesmerico degli esordi. Per quanto personalmente non sia d'accordo - a me l'album era piaciuto molto - è indiscutibile che un ritorno a quella formula magica (ma magica davvero) che aveva incantato tutti in Just Give In / Never Goimg Home non può che essere super gradita.

Già la cover di California Dreamin' uscita in piena pandemia aveva suggerito che Hazel si stava muovendo verso territori musicali più consueti. Pochi mesi dopo, il magnifico singolo Nine Stories ha confermato senza possibilità di errore che la regina del dream pop stringeva già saldamente in mano il suo scettro: le atmosfere sognanti, le chitarre jangly, i paesaggi disegnati dai synth e dalla voce, il morbido dinamismo, il lirico romanticismo di fondo, sono in fondo il marchio di fabbrica della musicista australiana trapiantata a LA (e ovviamente del suo fedele produttore Jackson Phillips). 

I cinque splendidi episodi di questo Summer Nights EP rappresentano in purezza lo stile peculiare e riconoscibilissimo di Hazel English: canzoni d'amore (sì, tutte) che sono insieme liquide e avvolgenti, ma anche dolate di una immediatezza pop micidiale, dense nel loro cuore emozionale e al contempo leggere come una piuma, sia quando i ritmi sono più veloci e serrati (Summer Nights), sia quando tutti gli strumenti e la voce si abbandonano alle scie dei propri echi (Blue Light). 

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