Il post-punk muscolare di Fritz è ovviamente incentrato sulle chitarre, sfrigolanti di energia statica, e su ritmi invariabilmente quadrati e uptempo. L'uso dei synth e della voce, di evidente scuola dream pop esattamente come le melodie di zuccherosa, cantilenante ed ampia leggerezza, danno poi alle canzoni di Tilly quella solare immediatezza che va subito a segno e si stampa subito in testa.
La palette di Fritz poi in verità va in cerca di molte sfumature diverse fra episodio ed episodio: ora echeggia band che amiamo da queste parti come i Westkust (Sweetie, Arrow, Ghost Poke), ora fa incursioni efficacissime nel territorio degli Alvvays (Pastel), a momenti va a persino ricalcare ironicamente i Ramones (She's Gonna Hate Me) e subito dopo offre un pasticcino alla Heavenly (Gracie Forgive Me), rallenta al momento opportuno mettendo insieme tagli e carezze (Die Happily) e riparte con uno stravagante luminosissimo matrimonio fra jangle pop e vocoder (U Keep Me Alive), con un effetto straniante e adorabile al tempo stesso, per concludere con il numero più dichiaratamente dream pop del lotto (Jan 1) che potrebbe essere una Hatchie con tutti i distorsioni aperti.
In appena mezz'ora ce n'è abbastanza per scrivere idealmente un piccolo ma significativo trattato sull'indie pop più elettrico di oggi, vista la spettacolare naturalezza con la quale Tilly Murphy sembra maneggiare il genere.
Imperdibile.
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