Ho trovato pochi nomi d'arte più bizzarri di Cat Be Damned, tuttavia il suo detentore, Erik Phillips di Richmond, Virginia - il tizio impalato che ci guarda inespressivo dall'altrettanto bizzarra coprtina di Daydreams In A Roach Motel - non sembra precisamente un amante del mainstream.
Erik ha una voce ed uno stile vocale che potrebbe assomigliare a Neil Young o a Jason Lytle dei Grandaddy, ma le sue canzoni ricordano nello spirito delicatamente lo-fi Elliot Smith. In rete potrete trovare facilmente numerosi EP prodotti da Erik da solo (in tutti i sensi) o in split con altri artisti concittadini, tutti intrisi da una quieta e gentile disperazione provinciale. Nessuno però ha la qualità di Daydreams In A Roach Motel, dove Cat Be Damned mette in fila otto piccoli gioielli di songwriting artigianale che possiedono - nella loro nuda essenzialità da cameretta, nel loro placido jingle jangle di chitarra, nella loro apparente timida spontaneità - un vero e proprio magnetismo difficile da spiegare a parole. Pezzi come Soft Collision, Pretty Heavy o Wet Matches, con il loro incedere cantilenante e vagamente dimesso, arrivano con leggerezza inesorabile ad installarsi nella memoria, rivelando quasi in modo inconscio la loro profondità.
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