04 dicembre 2022

fine. - Love, Death, Dreams And The Sleep Between ALBUM REVIEW

All'inizio dell'anno i fine. hanno pubblicato un doppio album che conteneva in realtà tutta la loro produzione precedente, EP e singoli, sin da quando nel 2017 Alice Cat e Liam James Marsh hanno cominciato a collaborare mantenendo comunque l'impegno solista (Alice) e con la band (i Kid Chamaleon di Liam). Se non avete mai sentito la musica del duo è un'ottima occasione per farlo senza doversi muovere fra una mezza dozzina di pubblicazioni sparse. 

Non fa in tempo a terminare il 2022 che i due musicisti sono già pronti con del materiale completamente nuovo e, sorpresa, siamo di nuovo davanti ad un album dalla dimensione poderosa: 19 pezzi ed un titolo, Love Death Dreams And The Sleep Between, che sembra parimenti ambizioso. 

Lo stile dei fine. è ormai consolidato e pienamente riconoscibile: la matrice è senz'altro folk e cantautorale, la realizzazione - come abbiamo già avuto modo di scrivere - abbraccia un'idea indie nutrita tanto di Neutral Milk Hotel quanto di Death Cab For Cutie, che da una matrice acustica va sempre alla ricerca di un crescendo catartico, mantenendo una essenzialità artigianale. 

Da sempre Alice e Liam brillano soprattutto in pezzi mossi e corali come New Skin / Good Life o Keep My Head Up o ancora Saints In The Morning, che trovano la loro quadratura in ritornelli programmaticamente catchy in cui le voci si alternano e sovrappongono con un festoso dinamismo (provare a togliervi dalla testa quello killer di Forgive Me). Ma anche negli episodi intrisi di una  delicatezza decisamente twee (il jingle jangle di Lens ad esempio) c'è sempre una quasi febbrile tendenza a spingere scenograficamente, con un effetto che potrebbe idealmente ricostruire la colonna sonora (e la narrativa tenera e umanistica) di un qualsiasi film di Wes Anderson. 

Nei quasi venti pezzi dell'album non c'è davvero un momento morto, a testimoniare quanto Alice e Liam - tra Boston e Sheffield - abbiano trovato evidentemente un filone d'oro creativo nella loro collaborazione, tanto che la sequenza senza soluzione di continuità di piccoli anthem alternativi che hanno messo insieme (Tired Eyes, Same Floor, 9 Years - quest'ultima forse la più esplosivamente pop del disco) riflette in modo perfetto l'entusiasmo contagioso che i due musicisti stanno mettendo in questo progetto. 

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