Il musicista di San Francisco, lo abbiamo detto più volte, è tanto prolifico quanto timido e coerente nel suo difendere a spada tratta la dimensione "da cameretta" del suo progetto The Reds Pinks & Purples, per quanto ultimamente si sia fatto vedere anche dal vivo con una vera band.
Nel florilegio di produzioni che caratterizzano Glenn (che scrive anche di musica, fra l'altro), questo The Past Is A Garden I Never Fed è una raccolta di canzoni già edite digitalmente qua e là, che per la prima volta sono messe insieme in forma di album. Il fatto eccezionale - ma non così tanto se conoscete già Donaldson - è che non si tratta di un pugno di b-sides più o meno scartate, ma di pezzi di primissimo piano, alcuni davvero imprescindibili nella carriera di THP&P (prendete giusto la opener The World Doesn't Need Another Band, a dir poco antemica nel suo sfrigolante nichilismo).
Al di là del fatto assodato che ormai Glenn sia una vera istituzione indie pop, non diremo mai abbastanza quanto sia soprattutto la sua scrittura ad avere qualcosa di miracoloso. Il filo che TRP&P porta avanti origina da qualche parte dalle parti della California dei Byrds, e idealmente si dipana nei decenni attraverso cose anche apparentemente distanti (ma in realtà no): i primi REM, l'indie americano dei '90 (Lemonheads, Dinosaur Jr...), il jangle pop della Flying Nun, i Cure più melodici, le distorsioni avvolgenti dello shoegaze. Con in più un'(auto)ironia deliziosamente situazionista nelle liriche (e nei formidabili titoli) che contribuisce a rendere il tutto terribilmente leggero ed immediato.
Nei quattordici episodi del lotto c'è davvero un'antologia ampia ed essenziale del mondo poetico e sonoro di Glenn: cose più potenti e quasi ruvide (My Toxic Friend), perfect pop songs elettro-acustiche alla The Bats (I Only Ever Wanted To Sei You Fail), quadretti obliqui e colorati (Slow Torture of an Ourly Wage), dolenti carezze jangly (Trouble Don't Last), accorate confessioni notturne (There Must Be A Pill For This) e quei paesaggi scampanellanti di brezza di cui solo lui è capace (Your Taste Makes You Strange, Marty as a Youth...). Un'antologia a suo modo varia, compatta e baciata da quell'eccezionale e difficilmente spiegabile senso di "grazia" che promana da ogni cosa che Glenn suona (sostanzialmente da solo), produce (da solo) e pubblica.
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