No Souvenirs, terzo album che arriva veramente molto atteso (e per una etichetta diversa, la ottima Fika Recordings), registra un ulteriore passo che, a dispetto di ciò che fanno molti artisti (che iniziano rough e finiscono sempre più catchy), li allontana sensibilmente dal loro lato più morbido e cantabile e li spinge verso un pop punk muscolare, che ovviamente contiene il cuore ironico e melodico di sempre ma non va in cerca di pop songs come in passato. Come se la maturazione dei nostri - tematica di cui parlano spesso nei pezzi del disco - coincidesse con una sensazione di disincanto ( "30 sin't something anyone should sing about, all those teenage romance went dark and fizzled out" canta Lily nella catartica ed esplosiva 30) che solo un maggior vigore può rendere innocuo.
Abbiamo già detto della comunione spirituale dei Fightmilk con i tanti "punk gentili" che amiamo su questa pagina (dai Martha ai Beths, dai Fresh agli Ex Void). L'attitudine in fondo è la stessa: leggera nell'animo, pesante nelle chitarre, apparentemente spontanea ma in realtà curatissima nei particolari. Se poi c'è un landmark artistico nella musica della band londinese è davvero la personalità (e non solo la voce) di Lily Rae. Che, come sempre, è un tornado attorno al quale tutto gira vorticosamente.
Le canzoni, dal singolo Summer Bodies in avanti, scorrono via rapide e impetuose sui binari scintillanti dei loro uptempo, e possiedono sempre un'interessante dialettica fra momenti sferzanti e rallentamenti dove le armonie vocali rendono tutto improvvisamente e imprevedibilmente soffice (l'architettura di Canines è un ottimo esempio in questo senso). I Fightmilk si sono da sempre fatti notare per la loro abilità nel costruire crescendo scenografici che si arrampicano su muri di chitarre, e nella quasi totalità degli episodi del disco è quello che fanno: prendete Banger #7 o No Souvenirs e avrete un quadro perfetto di cosa intendono i nostri per power pop.
Momento più emozionante dell'album, a mio parere, è Inferno, che coincide con la prima pausa dopo sette pezzi fitti di elettricità ed ha quello sviluppo pop che avevamo adorato nelle canzoni di Contender, con un finale corale a dir poco entusiasmante. Ma anche il pre-finale di Padding Pool, unica ballad del lotto e canzone d'amore talmente "classica" e tenera in mezzo alle numerose bordate di ironia nera del disco, da far spuntare quasi una lacrimuccia (ma lo sappiamo che i Fightmilk sono bravissimi anche a fare queste cose!).
Che dire? No Souvenirs è nè più né meno quello che ci aspettavamo da una della band che stimiamo di più nella scena che amiamo: un album compatto e perfettamente a fuoco, che si apprezza forse non al primo ascolto, nonostante la sua diffusa catchyness, ma dopo averlo meditato per un po'. Segno, anche questo, di una maturità cercata e raggiunta.
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