12 luglio 2024

Lovejoy - And It's Love! ALBUM REVIEW

Non si avevano tracce della creatura musicale di Richard Preece da un ep datato 2006 e intitolato significativamente England Made Me. Poche band come i Lovejoy in effetti suonano così "inglesi" anche ad un ascolto superficiale, tanto sono impregnati di un'intera tradizione indie pop che affonda le radici nell'humus eccezionalmente fertile degli Human League, dei Biff Bang Pow!, dei Blueboy, dei prefeb Sprout, dei primi Pulp, dei Brighter (infatti qui ritroviamo anche Keris Howard). Ovvero nell'ala più "romantica" e letteraria del movimento. 

Le canzoni di Preece vivono da sempre di narrazione e sono per così dire confidenziali in ogni loro trama: nella vocalità bassa ed elegante di Richard e in quella angelica di Ally Board, nelle chitarre pigramente scampanellanti, nelle melodie di raffinata (quasi compassata) morbidezza e persino in alcuni soluzioni di elettronica umanistica che echeggiano i New Order che da sempre sono nel dna stilistico della band. 

Negli undici episodi di questo quarto album dei Lovejoy - che esce per Shelflife e Spinout Nuggets e non più per la storica Matinée - ritroviamo perfettamente integro il nucleo ispirato di Preece, con alcuni momenti di soffice e ipnotico incanto (i sei sognanti minuti di Miss You, le chitarre quasi shoegaze di Tender Moments) e una sensazione diffusa di fascino retrò (Sounds Of Silence la mia preferita). Menzione necessaria anche per la splendida copertina. 

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