03 febbraio 2024

Anika Pyle - Four Corners EP REVIEW

Nel vasto mare di cantautrici che riempiono la scena indie, Anika Pyle è da molto tempo una piccola isoletta che pochi appassionati incrociano sulla propria rotta, ma molto amata di chi la conosce. Con un passato in una band punk, da cinque anni la musicista basata in Colorado ha iniziato una carriera solistica che mette insieme una propensione folk pop (un po' la stessa di Big Thief o Waxahatchee) dai contorni minimali ed una forte caratterizzazione narrativa e introspettiva delle proprie liriche. 

Mi sono imbattuto nel nuovo ep di Anika senza grandi aspettative - avevo già ascoltato il suo album del 2022, che non mi aveva convinto del tutto - e devo dire che stavolta mi ha letteralmente preso il cuore.

Come sempre, la Pyle mette in campo un grande talento nel raccontare la sua quotidianità e i suoi luoghi dell'anima (le quattro canzoni del disco sono dedicate rispettivamente al quadrilatero Arizona, New Mexico, Utah, Colorado), ma questa volta è come se avesse liberato il proprio stile e la propria voce, costruendoci attorno una dimensione sonora più ampia, apertamente pop quando serve (Arizona è davvero un piccolo banger di genere, che ti proietta concretamente nel paesaggio che attraversa: driving down this desert road, stretching straight to Mexico, Tom Petty on the radio, hand out the window...), delicatamente folk e sempre perfettamente equilibrata negli altri momenti.

La conclusiva Colorado Sage, con la sua piana e commovente confessione di un'infanzia vissuta in povertà estrema ("ma mi sentivo ricca e libera, correndo tra i campi di salvia del Colorado"), è un piccolo capolavoro di poetica semplicità. 

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