Margaux Bouchaudon e compagni (alcuni nuovi rispetto alla formazione originaria) portano avanti un'idea di indie pop sperimentale che sta in un incrocio tanto improbabile quanto affascinante fra Fear Of Men, Alvvays e Stereolab, in cui convivono in modo peculiare una scontrosa ed essenziale spigolosità post punk ed una diffusa morbidezza melodica.
I numeri migliori vengono fuori quando i ritmi virano verso l'uptempo e le architetture dei pezzi trovano la propria incalzante quadratura attraverso passaggi intricati (i 6 minuti di Wonder dimostrano bene lo stile ambizioso dei francesi), ma anche quando i fiati di di Camille Fréchou si prendono la scena dando al tutto un retrogusto di raffinatezza jazz.
Non un album facile, ma senz'altro bello e inusuale.
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