Mi è capitato, nelle ultime settimane, di sentire almeno una dozzina di album o ep appena usciti: diverse cose carine, ma niente che mi abbia spinto a ritornare indietro e riascoltare. Poi mi sono imbattuto per caso nell'EP di questa ragazza di Montreal che canta in francese, e una sua canzone intitolata East Angus 1998 mi ha letteralmente svoltato la giornata.
Lizzy Picard dichiara che la sua musica è "dream pop in pieno sole" (provo a tradurre così l'aggettivo ensoleillée), e non c'è definizione più calzante di questa: in tutti i quattro pezzi dell'EP (cinque, se contiamo che in coda c'è anche una emozionante versione alternativa di Deux Soleils) ci sono cieli azzurri, soli che sembrano arance e orizzonti di ricordi illuminati da un riverbero dorato e brillante.
Le calde spirali di chitarre jangly e synth collocano senza dubbio i modelli sonori di Lizzy dalle parti dei Cocteau Twins e delle Lush, in quello stesso mondo così retrò e così di moda oggi a cui si abbeverano in tanti nella scena indie pop odierna, da Hatchie ai Blue Herons.
Il tutto confezionato con una produzione che fa modernariato ma in modo intelligente ed equilibrato e soprattutto con una pura, semplice, sincera, un po' adolescenziale dolcezza di fondo che rende ogni canzone splendidamente atemporale e la fa librare a mezz'aria in una dimensione di crepuscolare bellezza.
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