Partita, come spesso avviene, da un progetto solista interamente autogestito, l'inglese (di Exeter) Elise Cook ha trasformato a poco a poco Soot Sprite in una vera band, aumentando di EP in EP i giri e l'elettricità.
I sei pezzi di Poltergeists risentono felicemente di questa evoluzione, mettendo in campo un guitar pop che sa essere solido e spigoloso, morbido e immediato al tempo stesso.
La scuola sembra essere la stessa di cantautrici americane di oggi come Phoebe Bridgers (l'uso della tromba in Accolade e It's Summer And I Don't Feel Like Smiling riprende con efficacia la formula magica di una Kyoto), Snail Mail, Adult Mom, Soccer Mommy, ecc., dove una prepotente dimensione emozionale trova una liberazione catartica nella costruzione scenografica dei pezzi, in una vocalità volutamente imperfetta (vedi Alex Menne dei Great Grandpa ad esempio) e in chitarre sature di energia statica. Mentre sia le liriche che il mood generale vivono in una notte baluginante di poche ma abbaglianti luci.
Tutto davvero notevole, ma ora ci aspettiamo un album intero!
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