04 agosto 2021

Lakes - Start Again ALBUM REVIEW

Non è inusuale di questi tempi trovare nei dischi che ascoltiamo dei chiari riferimenti alla pandemia, al lockdown, etc.. E' il caso anche di questo Start Again degli inglesi Lakes, che già dal titolo fanno capire che si sono ispirati ai fantasmi dell'epoca che abbiamo vissuto e che credono in una catartica rinascita. 

I Lakes, attivi già da alcuni anni nella scena indie britannica e non solo, si muovono tra math rock, pop punk, emo e guitar pop, un po' come quei Great Grandpa che da queste parti adoriamo. Il sestetto di Watford ha dalla sua da una parte una evidente e notevole perizia strumentale, e dall'altra una scrittura ambiziosa, intelligente e raffinata al tempo stesso, che punta a infilare una diretta immediatezza melodica dentro a strutture non sempre lineari, dove sentiamo tre chitarre, synth e glockenspiel, una ritmica che esce volentieri dai quattro quarti e soprattutto un alternarsi e mescolarsi di voci maschile e femminile (quelle di Roberto Cappellina e Blue Jenkins) variata ed efficace. 

I dodici pezzi dell'album amano in modo esplicito i crescendo e i passaggi emotivi e si esprimono con esuberante forza comunicativa sia nei momenti più coinvolgenti e articolati (No Excuses mi sembra un ottimo passaporto per lo stile della band ed una perfetta cartina di tornasole delle sue capacità) che in quelli intrisi di intimismo e di sfumature emo (Retrograde, affidata alla voce di Blue Jenkins, è secondo me la cose più riuscita del disco). 

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